lunedì 4 febbraio 2008

Neocentrismo o esigenza ?

Da tempo, nel panorama politico italiano ci si è resi conto che qualcosa non và.
Dopo la “dittatura democristiana” della prima repubblica, il sistema politico ha creato una sorta di “costituzione materiale” che sostituisse nei fatti quella scritta e vigente, almeno per quanto riguarda gli organi dello Stato ed i rapporti intercorrenti tra i vari livelli degli stessi.
Riforme, piccole modifiche della Costituzione (senza stravolgerla), leggi elettorali che han fatto affermare l'assegnazione dei seggi in Parlamento in senso maggioritario; il bipolarismo entra a far parte del DNA della nostra beneamata (ed odiata) “seconda repubblica”, un bipolarismo “forzato”, gli effetti? Ciellini con neofascisti e secessionisti da una parte, comunisti e democristiani moderati dall'altra, voi riuscireste a farli andare d'accordo? Non credo, sicuramente non su tutto (tranne le leggi “a protezione della casta”).
La verità è che non siamo culturalmente un paese bipolare, bensì multipolare, la nostra cultura ha origine nel V secolo A.C., mentre noi già parlavamo di filosofia e diritto gli anglosassoni andavano a caccia con le asce, prendiamone atto, rimbocchiamoci le maniche ed iniziamo innanzi tutto a non giudicare “sbagliato tutto ciò che fa l'avversario”.
La terza repubblica dovrà essere: efficiente (attraverso dispositivi legislativi che diano una maggiore stabilità ai Governi), rappresentativa delle componenti politiche che abbiano una rilevanza (attraverso uno sbarramento ragionevole) e soprattutto avrà il compito di riscoprire la “questione morale”, sempre se non vogliamo diventare definitivamente una democrazia di facciata.
L'Italia dei Valori si trova davanti ad un bivio: PD o “neoguelfi” ?
Io sono cattolico, credo in Dio, ma sono un sostenitore accanito della laicità dello Stato ma in questo momento della storia è necessario ripristinare legalità e moralità nell'attività politica ed i “neoguelfi” di Tabacci e Pezzotta m'ispirano più fiducia, ovvio ognuno mantiene la propria identità, noi liberal democratici e loro democratico cristiani, inieme possiamo piantare il seme della speranza.
Dopotutto i centristi sembra vogliano ripulire l'immagine della politica di stampo cattolico, infangata da tangentopoli prima e da Cuffaro/Mastella e tutti gli altri ora.
Non dimentiachiamo anche l'incoerenza dei politici al family day, tutti divorziati e risposati.
Cogliamo questa occasione, in coalizione insieme, mantenendo ognuno la propria identità.

Emanuele Mancinelli
Referente GIV prov. Pescara
Responsabile Università Centro Italia
82mancio@libero.it

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Emanuele. sono d'accordo con te, pienamente! anche se penso che bisognerà stare con gli occhi molto ben aperti a verificare che nella "Cosa Bianca" non si inserisca chi, di candido, non ha neanche la fedina penale ;-) a presto, claudio.

Anonimo ha detto...

Ciao Emanuele, sono Mario, lo stesso ragazzo di Pescara che studia a Lecce archeologia e che ha commentato l'articolo di Zanca. Le mie idee socio-politiche le ho già spiegate in quel precedente commento. Sottolineo, qui, il socio-politiche, in quanto penso che i due ambiti siano assolutamente congiunti. Il problema serio è che questo probabilmente chi è ora è al potere l'ha irrimediabilmente dimenticato oppure non lo ha mai capito: l'hanno dimenticato i veterani della politica, che forse un tempo lo credevano e credevano di fare, se non il bene di un'intera nazione, almeno quello di chi, con i propri voti, dava loro fiducia, non lo hanno mai capito i "recenti", che si sono lasciati corrompere da una politica in cui i veterani hanno imparato che, facendo finta di litigare, si possono accordare le parti discordi, si possono far incontrare idee diverse di elettorati diversi, congiungendole in un unico interesse, cioè la loro personale voglia di non alzarsi dalle poltrone (dannate poltrone! sono il male di questo perido: non va a noi di alzarci da esse e, comodi, usufruiamo di una comunicazine sempre più individualista, non va a loro di alzarsi per non rimettere in gioco il loro potere, non va a noi di alzarci per far alzare loro, e si va avanti con il "è tutto inutile" o "non saro io a riuscire a cambiare le cose"). Purtoppo tutto ciò porta a creare un vuoto tra la politica che procede per la sua strada e la società che rimane immobile e non vine influenzata dai cambiamenti di chi governa. A volte ci si autoconvince che la politica ci favorisca o sfavorisca.Quante volte si sente dire "le tasse stanno aumentando" oppure "per fortuna che questo governo ha fatto le riforme sul lavoro precario" e poi i problemi rimangono sempre invariati e alla fine del mese non si arriva ora, come non vi si arrivava già da molti anni...La realtà è che fin che governeranno sempre le stesse persone le loro idee non cambieranno e non cercheranno di capire cosa è meglio per NOI e non per loro. Per questo nel definire le persone meno anziane della politica, quelle che all'epoca della prima repubblica facevano ancora i portaborse ho usato il termine "recenti" e non GIOVANI
: giovani credo sia un termine da usare solo per chi, esterno alla politica fin ora, si affaccia con idee nuovissime e con la voglia che esse siano rivoluzionarie. Non lo trovo adatto a chi pur non governando negli "anni del disastro" era cmq già interno alla politica e ha almeno inconsciamente assimilato il marcio che c'era, imparando la tecnica del rimanere al potere e fare i propri interessi a tutti i costi. Dal mio canto auspicherei una tabula rasa totale di tutti i politici vecchi e recenti, senza distinzioni di sorta e giustificazioni per nessuno: potere hai noi giovani che, se ci lasciassero fare, faremmo sicuramente meglio di loro. Sicuramente, almeno, lo faremmo con idee nostre, in un mondo che è nostro e del quale gli sviluppi recenti li conosciamo sicuro meglio di chi da anni non si alza dalla sua poltrona per affaccirsi a vedere quale è la vita reale. Potrmmo governare in base a alle nostre aspettative. Non credo perfettamente in tutte le vostre idee ma credo in noi giovani, credo nella voglia di cambiamento e nell'onesta con cui alcuni di noi iniziano a muoversi. Credo nell'iniziare a nuoversi, nell'incamminarsi. Più il nostro modo di farlo sarà rivoluzionario più minerà le basi della vecchia politica.