sabato 28 giugno 2008

LEGGI VERGOGNA

CLICCANDO IL TITOLO DI QUESTO POST POTRETE VISUALIZZARE UN INTERVENTO DEL DOTT. CASELLI (PROCURATORE CAPO DELLA REPUBBLICA A TORINO).


Cari lettori,
in questi primissimi mesi di governo del Popolo della Libertà con l'appoggio della Lega Nord, l'Italia sta per attraversare, nuovamente, la sottile linea di demarcazione che c'è tra Democrazia Pluralistica e "democrazia di facciata".
Il quinquennio 2001 - 2006 ha messo, a mio modo di vedere, in serio pericolo molti dei principi costituzionali che fanno del nostro, uno stato di diritto.
Pensate alla legge Gasparri che, ancora pendente davanti alla Corte di Giustizia Europea, vuole privare l'editore televisivo Francesco Di Stefano dei suoi diritti di concessionario delle frequenze che precedentemente appartenevano a Rete4 (mediaset - Berlusconi) che ancora detiene il possesso materiale, ma non di diritto di tali frequenze.
Pensate al lodo Schifani-Maccanico, che voleva sospendere i processi per le più alte cariche dello Stato.
Il 29 Novembre 2005 fu approvata la legge ex Cirielli ("ex" perchè il deputato Cirielli di Alleanza Nazionale non volle donare il proprio nome a questa legge), norma che puntava a ridurre i tempi di prescrizione e che fra le altre cose, secondo la Corte di Cassazione, mise nel cassetto l'81% dei processi per corruzione.
Si potrebbero fare altri esempi, mi preme però sottolineare che in quel quinquennio in maggioranza c'era anche l'UDC, partito più moderato, anche nel modus operandi, seppur non meritevole a pieno della mia stima.
Gli uomini di Pier Ferdinando Casini, timidamente, molto timidamente, hanno cercato di moderare le tendenze anti-legalitariste della componente forzista, come nel caso della Legge ex-Cirielli, mitigandone, con i loro emendamenti i tragici effetti previsti.
La quindicesima legislatura, guidata da una debole e variegata maggioranza di centro-sinistra, non è riuscita a ripristinare condizioni legalitarie sufficientemente accettabili, non riuscendo ad annullare le vergognose leggi poste in essere dalla precedente compagine governativa.
La sedicesima legislatura è iniziata molto male, i freni alle trame del "presidiente" non ci sono.
L'unico "guardiano del potere" potrebbe essere rappresentato dalla Magistratura che, come organo indipendente, come terzo potere, può, incappando per caso su fatti illeciti, impedire a governanti corrotti di inficiare le regole democratiche.
L'INFORMAZIONE e la GIUSTIZIA, in democrazia, sono preposte al controllo del potere, i nostri governanti si stanno ribellando a tale principio del "rule of law". Come ?
Attraverso il lodo Schifani-bis per la sospensione dei processi alle alte cariche dello Stato; con la legge sulle intercettazioni che, riduce sensibilmente la rosa di reati alla quale affiancare questo strumento d'indagine e che comunque ne vieta la pubblicazione a mezzo stampa; con la legge che si propone di sospendere i processi per reati antecedenti al 2002 (antecedente al 2002 è la presunta corruzione giudiziaria di cui è accusato Silvio Berlusconi).
Nel 2013 l'Italia sarà nuovamente rossa...ma di vergogna!

martedì 24 giugno 2008

Ignazio jouer !!!

CLICCATE SUL TITOLO E GUARDATE IL DIVERTENTE VIDEO CHE IRRIDE AL PIU' SCANDALOSO BUFFONE DEL GOVERNO BERLUSCONI IV !!!

domenica 8 giugno 2008

Assoluzione De Magistris: il nulla dell'informazione

POSTO UN ARTICOLO DI MARCO TRAVAGLIO, SCRITTO, DOPO L'ASSOLUZIONE DA TUTTE LE ACCUSE A CARICO DEL PM LUIGI DE MAGISTRIS...IL PM CHE CON GRANDE SENSO DEL DOVERE, HA AFFRONTATO, NELLE SUE INCHIESTE IL DELICATO TEMA DEI LEGAMI TRA MAFIA, AFFARI E POTERE (POLITICO).

CLICCANDO SUL TITOLO POTRETE GUARDARE IL VIDEO DI UNA MIA INTERVISTA ALL'ON. COSTANTINI, RISALENTE A NOVEMBRE, QUANDO NOI GIOVANI DELL'IDV CI SIAMO PRODIGATI NELLA RACCOLTA FIRME PER UNA PETIZIONE PRO-DE MAGISTRIS-FORLEO!!!



La Procura di Salerno ha definito le accuse mosse al pm Luigi De Magistris "denunce strumentali e tentativi di delegittimazione". Sono insussistenti tutti i reati contestati da quello della calunnia e diffamazione, all'abuso d'ufficio, all'inosservanza agli obblighi di astensione, alla fuga di notizie. Insomma, tutte accuse inesistenti.I mandanti politici di questo atto di diffamazione e di intralcio della giustizia dovranno pagarne il prezzo. I responsabili di tg e testate giornalistiche dovranno spiegare agli italiani perchè i mezzi di informazione hanno dato risonanza a suo tempo ai detrattori del pm mentre oggi non danno alcun valore alla notizia dell'archiviazione delle accuse relegandola nelle pagine interne o non parlandone affatto.
Pubblico anche un articolo di Marco Travaglio sull’argomento, apparso sull’Unità di oggi, che condivido pienamente, e la richiesta di archiviazione della Procura di Salerno (leggi il documento).
Il Coniglio Superiore
"Innocente. Capito? Innocente. Secondo la Procura di Salerno, che ha ricevuto per tre anni una raffica di denunce da parte dei suoi superiori e di suoi indagati, Luigi de Magistris non ha fatto nulla di illecito. Va archiviato perché s’è comportato sempre correttamente.Mai fughe di notizie, mai passato carte segrete a giornalisti, mai perseguitato né calunniato nessuno, mai abusato del suo ufficio. Semmai erano i suoi superiori a commettere contro di lui i reati che addossavano a lui. «A causa delle sue inchieste - scrivono al gip i pm salernitani Nuzzi e Verasani - il dott. De Magistris ha subito costantemente pressioni, interferenze e iniziative volte a determinarne il definitivo allontanamento dalla sede di Catanzaro e l’esautorazione dei poteri inquirenti». Un complotto che coinvolge magistrati, politici, forze dell’ordine, ispettori ministeriali e forse membri del Csm, tutti allarmati dalla «intensità e incisività delle sue indagini». Complotto andato a segno, se si pensa che i magistrati e i politici indagati da De Magistris, compresi quelli che hanno intercettato cronisti e agenti di polizia giudiziaria per indagare indirettamente sul pm, son rimasti al loro posto o han fatto carriera, mentre De Magistris è stato scippato delle inchieste più scottanti (Poseidone e Why Not),poi trasferito dal Csm con espresso divieto di fare mai più il pm. Uno dei suoi indagati, l’ex magistrato ed ex governatore Fi Chiaravalloti, l’aveva previsto in una telefonata in cui proponeva di affidare lo scomodo pm alle cure della camorra: «De Magistris passerà gli anni suoi a difendersi». Ovviamente Chiaravalloti è rimasto al suo posto di numero due dell’Authority della Privacy. De Magistris invece, se la Cassazione non annullerà la condanna del Csm, dovrà sloggiare da Catanzaro e smettere di fare l’inquirente. In un paese normale, ammesso e non concesso che queste vergogne possano accadere, ci sarebbe la fila sotto casa del magistrato per chiedergli scusa. Ma, nel paese della vergogna, non si scusa nessuno. Resta da vedere se finalmente, ora che le 900 pagine della Procura di Salerno sono depositate, il Consiglio superiore della magistratura si deciderà a fare qualcosa. Non contro De Magistris (ha già fatto abbastanza), ma contro chi «concertò una serie di interventi a suo danno», per infangare «la correttezza formale e sostanziale della sua azione inquirente»; contro quel «contesto giudiziario connotato da un’allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato da interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura»; contro chi l’ha bersagliato con «denunce infondate, strumentali e gravi; contro quegli alti magistrati, di Catanzaro e di Potenza,che spifferavano notizie segrete delle indagini di De Magistris per far ricadere su di lui la colpa delle indiscrezioni. Si dirà: queste cose si scoprono soltanto ora. Eh no: il Csm le sapeva dallo scorso ottobre, quando i pm Nuzzi e Verasani furono ascoltati a Palazzo dei Marescialli e anticiparono le prime conclusioni delle loro inchieste. Anticiparono che le accuse a De Magistris erano frutto di un’abile orchestrazione (mentre le sue indagini erano «corrette e buone, senz’alcuna fuga di notizie»), e che gli unici illeciti, gravissimi, emersi riguardavano proprio i superiori e gli indagati di De Magistris. Fecero pure i nomi dei magistrati di Catanzaro, Matera e Potenza, degli ispettori ministeriali, dei giornalisti, dai politici e dei faccendieri indagati anche a Salerno per corruzione giudiziaria, minacce, calunnie, rivelazioni di segreti ai danni di De Magistris. Denunciarono le interferenze dei suoi capi, Lombardi e Murone, nelle indagini. Rivelazioni agghiaccianti che avrebbero dovuto suggerire l’immediata sospensione dei magistrati coinvolti e l’immediato stop a ogni procedimento disciplinare a carico del pm. La difesa di De Magistris questo chiese: che si attendesse l’esito delle indagini di Salerno. Il Csm non volle sentire ragioni e procedette con la foga di un plotone di esecuzione. Quasi che la sentenza di condanna fosse già scritta. Per fortuna, contrariamente alla macabra profezia di Chiaravalloti, De Magistris ha finito di difendersi, e ora si spera che qualcun altro prenda il suo posto. C’è un giudice a Berlino. Anzi, a Salerno.


Marco Travaglio"

sabato 7 giugno 2008

Chi è Landolfi ?

POST SUL BLOG DI ANTONIO DI PIETRO: CONTRO I FINTI LEGALITARISTI DI ALLEANZA NAZIONALE!!! CLICCATE SUL TITOLO: CHI E' LANDOLFI, E GUARDATE IL VIDEO SU YOUTUBE !!!


Riporto alcuni interventi nell'aula del Parlamento di ieri riguardo ad alcune affermazioni fatte dal deputato Barbato dell'Italia dei Valori su Landolfi. Pubblico inoltre il profilo di Mario Landolfi tracciato da Marco Travaglio e Peter Gomez nel libro "Se li conosci li eviti".
La questione vera sul deputato Mario Landolfi non è tanto il fatto che le accuse siano o meno provate in tribunale, quanto che prima di entrare in Parlamento le persone dovrebbero fare sempre chiarezza sui problemi sollevati a proprio carico per rispetto verso i cittadini.
LANDOLFI MARIO (An)
Anagrafe: Nato a Mondragone (Caserta) il 6 giugno 1959.Curriculum: Diploma di maturità classica; giornalista professionista; ministro delle Telecomunicazioni nel governo Berlusconi-2 bis, poi presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai; coordinatore di An in Campania; 4 legislature (1994, 1996, 2001, 2006).
Segni particolari: Quando, nel 2000, il Tgl diretto da Gad Lerner trasmette un servizio su un blitz antipedofilia, schermando solo parzialmente le immagini dei bambini coinvolti, il presidente della Vigilanza Landolfi chiede le dimissioni del giornalista. A sera Lerner si dimette e rivela: «Con questo signore sono andato a pranzo il 13 luglio scorso. Abbiamo parlato dei massimi sistemi.Alla fine del pranzo mi ha fatto vedere un bigliettino: "Ci sarebbe questa persona da sistemare", mi ha chiesto». La persona in questione è una giornalista precaria, che nei mesi successivi sarà puntualmente assunta in Rai. I sistemi di gestione clientelare del potere da parte di Landolfi e dei suoi più stretti collaboratori emergono anche da un'indagine della Procura di Santa Maria Capua a Vetere. Nel di­cembre del 2007 sono infatti finiti in manette Cosimo Chianese, segretario particolare di Landolfi, e una serie di suoi familiari e amici, accusati di aver organizzato corsi professionali fantasma in modo da intascare 250mila euro di finanziamenti dall'Unione eu­ropea. La magistratura contesta loro il reato di associazione per de­linquere finalizzata aottenere indebitamente e illecitamente, in loro favore e/o di familiari e sodali, l'erogazione di finanziamenti pubblici mediante la presenta­zione di documenti falsi; ottenere, da parte di elettori, dichiarazioni di disponibilità a votare candidati, alle elezioni parlamentari e comu­nali, da loro indicati, in cambio di favori e/o di promesse e di favori; influenzare illecitamente, in vario modo e anche con promesse di fa­vori e/o minacce, dipendenti e funzionari pubblici, avvalendosi del prestigio derivante dalla appartenenza di alcuni di loro ad una forza politica e dal loro ruolo politico-istituzionale di vice-sindaco del co­mune di Mondragone e di stretta collaborazione con un importante esponente nazionale della forza politica, per strumentalizzare l'atti­vità di ufficio dei pubblici ufficiali sia per i loro fini privati di tipo af­faristico-economico, sia allo scopo di ottenere la illecita stipula di contratti in favore di società a loro riconducibili, sia per ottenere in­carichi professionali sia per indurli ad emanare illeciti atti pubblici con riguardo agli interessi loro, di loro familiari e conoscenti e/o di soggetti dai quali avevano ottenuto o ai quali dovevano richiedere le promesse di voto.Dalle intercettazioni telefoniche e dalle indagini emerge che Chianese e i suoi famigliari, durante la campagna elettorale del 2006 avevano offerto posti di lavoro in Rai e alle Poste in cambio di voti. In altri casi erano invece intervenuti per far ottenere il trasferimen­to di dipendenti pubblici. Le trascrizioni delle telefonate fotografa­no bene la strategia dei compaesani di Landolfi: quando si trattava di scegliere chi raccomandare o favorire, indirizzavano i loro sforzi solo sugli elettori con famiglia numerosa in modo da poter raccogliere più consensi elettorali. Chianese, all'insaputa del ministro sfruttava poi la sua posizione per ottenere appalti con le Poste destinati a suoi amici o parenti. I magistrati sottolineano anche che: utilizzava il telefono cellulare intestato al ministero delle Comunicazioni, nella sua disponibilità quale segretario particolare del ministro pro tempore delle Comunicazioni, per intrattenere lunghe telefonate con i congiunti al fine di consentire loro l’autoricarica.Per questo Chianese è stato accusato di peculato. Il vigile preside te della Vigilanza, ovviamente, non si era accorto di nulla.
Fedina penale: Indagato per corruzione e truffa «con l'aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan mafioso La Torre», nell'ambito di un'inchiesta sui fratelli Orsi, due imprenditori casertani, diventati i re dei rifiuti grazie al legame con la camorra e le relazioni politiche a destra e sinistra. Contro Landolfi gli investigatori hanno raccolto molte dichiarazioni. Al centro di tutto ci sono i posti di lavoro. Quando i politici chiedevano, il contratto doveva spuntare fuori a tutti i costi. Spiega Michele Orsi:Circa il 70 per cento delle assunzioni poi operate erano inutili ed era no motivate per lo più da ragioni politico-elettorali, richieste da Landolfi, Valente [il presidente del consorzio comunale, nda] e Cosenti­no [il coordinatore regionale di Forza Italia, nda]... Molte delle as­sunzioni erano non solo inutili ma sostanzialmente fittizie, dato che questi non svolgevano alcuna attività.Questi «favori» poi diventavano voti. Raffaele Chianese, il «braccio destro» di Landolfi nel raccomandare un uomo vicino alle cosche sottolinea: «Quello vale cento voti!». E Orsi replica promettendo il contratto: «Tieni presente che siamo vicini a te e Mario per queste elezioni. Qualunque cosa...». Risposta: «Grazie, a buon rendere»: Spiega un pentito:Quasi tutte le persone che a Mondragone lavorano per la nettezza urbana sono state raccomandate dal clan. Qualunque iniziativa volessero prendere i lavoratori dovevano concordarla con il clan, compreso l'iscrizione al sindacato o iniziative di protesta. Mi risulta che nel corso degli anni sono stati organizzati dalla cosca vari pranzi elettorali per cercare di far votare tutti i dipendenti della nettezza urbana per una certa persona. Certamente è stato organizzato un incontro per far votare Paolo Russo [solo omonimo dell'onorevole di Forza Italia, nda]. Per le ultime politiche è stato organizzato un rinfresco a favore di Landolfi a cui pure hanno partecipato tutti i dipendenti della net­tezza urbana. In quest'ultima occasione il clan si è occupato soltanto di far andare tutti all'incontro.I consorzi che gestiscono i rifiuti sono espressione diretta dei partiti. Lo racconta Giuseppe Valente, numero uno della società mista che si occupa di pulire diciotto comuni sul litorale Domiziano, che dopo l'arresto ammette di avere «assunto la presidenza quale incarico squi­sitamente politico, previa intesa con i referenti politici, i parlamenta­ri Landolfi, Cosentino e Coronella [senatore e leader provinciale di An, nda]». Ma non si tratta di semplice lottizzazione. Dietro i con­sorzi oltre che la politica c'è pure la camorra. Chianese, il «portabor­se» di Landolfi dice al telefono che prima nella società della nettezza urbana «c'erano ventidue assunti ma dieci erano camorristi. Non la­voravano, si pigliavano solo lo stipendio». Il seguito dell'intercetta­zione è anche peggiore: «Quanti ce ne possono servire per pulire Mondragone? Trentacinque a esagerare. Invece ora ce ne stanno 86, chi li deve pagare?». Lo Stato però davanti al dilagare della camorra sembra inerte. Dalla Prefettura di Caserta - dicono gli atti della Pro­cura - le informative di polizia arrivavano direttamente nelle mani sbagliate. E se si cercava di applicare le misure minime di legge, co­me l'obbligo di certificato antimafia per gli appalti, c'era sempre un parlamentare pronto a trovare una scorciatoia. Spiega ancora Orsi:Quanto alle mie richieste rivolte ai politici di interessarsi per il rila­scio della certificazione antimafia, faccio presente che sollecitai diret­tamente l'onorevole Cosentino e - tramite Valente - Mario Landolfi. Cosentino mi diede assicurazioni sul fatto che si sarebbe interessato: ricordo che questi ebbe a chiamare telefonicamente, innanzi a me, il dottor Provolo [il vice-prefetto, nda] con il quale prese un appunta­mento per avere dei chiarimenti.E. Landolfi?Chianese ci disse di aver ricevuto da Landolfi l'indicazione prove­niente dalla Prefettura... sottolineando che grazie a lui Landolfi si era recato presso la Prefettura per perorare il rilascio della certificazione antimafia.Dagli atti spunta poi un dialogo sconcertante. Sergio Orsi, uno dei re dei rifiuti, si fa avanti offrendo «amicizia». E Chianese replica: «Mario i soldi se li può prendere solo da me, e non se li può pren­dere da nessun altro, quindi è inutile...». Poi precisa: «Lui soldi non ne piglia... Cioè, i soldi che danno per fare l'attività. Finanzia il partito... Io me ne avvantaggio dal partito, perché io prendo un in­carico... e giustamente devo dare un contributo...». A quel punto il portaborse spiega: «Tu puoi partecipare... se tu devi prendere un appalto per un lavoro, anziché darlo ad un altro, lo dai a me... È un contributo anche questo...».

domenica 1 giugno 2008

Mutui: dichiarazioni ingannevoli

POSTO UN ARTICOLO DEL SENATORE ELIO LANNUTTI SUL PREBLEMA DELL'AUMENTO ESPONENZIALE DEI MUTUI...SVELA LE FALSE AFFERMAZIONI DELL'ABI (associazione banche italiane) ED DEL GOVERNO.

N.B. - POTETE GUARDARE IL VIDEO SU YOUTUBE CLICCANDO SUL TITOLO DI QUESTO POST.


Tre milioni e duecento mila famiglie indebitate a tasso variabile per i diretti consigli delle banche, il ben 91% sono nei guai, non riescono più a pagare le rate che sono aumentate di 180-200 euro al mese. Su questo dramma il governo, il ministro Tremonti, e l'Associazione Bancaria Italiana, avevano preparato una convenzione la quale affermava che i cittadini avrebbero risparmiato qualcosa come 850 euro al mese. Una dichiarazione ingannevole che abbiamo denunciato all'Antitrust, perché non solo non risparmiavano nulla, ma addirittura tutte quelle rate che non si pagano oggi vengono messe in coda e, a seconda del mutuo, uno pagava se in 10 anni 3500 euro, in 15 anni pagava 7-8 mila euro in più, in 19 anni 13-14 mila euro in più. Noi però siamo riusciti, le associazioni dei consumatori e l'Italia dei Valori, a far correggere ed attenuare un provvedimento del governo che intanto apre un tavolo e coinvolge le associazioni dei consumatori, che partirà dal primo gennaio del 2009, dove potranno aderire tutti i consumatori che hanno questo mutuo, ma che non si parli più di risparmio: chi è strozzato rimanderà tra 15-20 anni il problema, ed è rimandato anche all'aleatorietà dei tassi, ossia se i tassi d'interesse dovrebbero scendere forse si pagherà di meno, se rimarranno quelli che sono si pagherà quanto detto, se i tassi dovessero abbattersi si avrà un impatto positivo. Quindi abbiamo detto che il governo non può giocare sulla pelle delle famiglie, però dobbiamo anche dare atto al ministro Tremonti, che abbiamo incontrato, e che vuole porre l'attenzione sui problemi delle famiglia. Staremo molto attenti e molto vigilanti, perché delle banche non ci si può fidare. Banche che non hanno applicato l'articolo 10 del primo pacchetto Bersani, ossia la simmetria dei tassi d'interessi: significa che quanto aumenta il costo del denaro la banca centrale europea deve aumentare anche i tassi sui depositi, sui libretti di risparmio, non solo i mutui, i prestiti, gli affidamenti. Le banche non lo hanno fatto e hanno lucrato 14,5 miliardi di euro sulla pelle dei cittadini. Non hanno applicato il secondo pacchetto Bersani, ossia quel pacchetto che prevedeva la portabilità dei mutui, la surroga, facendo pagare 2-3 mila euro strozzato che voleva cambiare mutuo. Su questo faremo un'azione di classe perché a quelle 150 mila famiglie che hanno pagato 3-4 mila euro dovranno essere restituiti quei soldi, oltre i danni. Chi ci ascolta sa che abbiamo la schiena dritta e continueremo a tutelare i diritti dei consumatori. Devo ringraziare l'Italia dei Valori, perchè su questi problemi è molto attenta, e non permetterà che si possa giocare sulla pelle dei consumatori e delle famiglie stremate e che il governo possa giocare una sporca propaganda. Queste cose non le permetteremo, faremo delle proposte di legge, un pacchetto sul risparmio, sui derivati che non possono essere appippati agli enti locali, e una riforma delle banche popolari, che da giganti non possono assolutamente essere cosiddette come le piccoline. Faremo tante altre proposte in difesa dei diritti dei consumatori, in difesa della legalità dimenticata.

SEN. LANNUTTI ELIO
(da http://www.italiadeivalori.it/)