sabato 25 ottobre 2008

COSSIGA...MERDA.

DAL BLOG DI BEPPE GRILLO:
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"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciarli fare (gli universitari, ndr). Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì... questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio".
Intervista a Francesco Cossiga. Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita.

Cossiga ha confessato. Ne va preso atto. In fin dei conti ne va apprezzata la sincerità, neppure Totò Riina aveva osato tanto. Ha solo detto quello che la maggior parte degli italiani sapeva: l'Italia non è una vera democrazia. Forse non lo è mai stata. Quante fandonie ci hanno raccontato da Piazza Fontana in avanti? Sul G8 di Genova? Chi ha attivato il timer delle stragi di Stato?
Cossiga ci ha fornito una lezione magistrale della strategia della tensione. Però, ora, dopo quelle frasi , va dimesso dal Senato e ritirata la sua nomina a presidente emerito della Repubblica Italiana. Voglio vedere se un deputato o un senatore avanzerà la proposta in Parlamento.
Se rimane al suo posto è una vergogna per il Paese e un insulto ai professori e agli studenti. Non va picchiato, è anche lui un docente anziano. Va solo accompagnato in una villa privata. Propongo, per non farlo sentire troppo solo villa Wanda di Arezzo. Insieme a Licio Gelli potrà rinverdire i vecchi tempi, parlare di Gladio, di Moro, dei servizi segreti...

Un consiglio ai ragazzi: portate alle manifestazioni una telecamera, riprendete sempre chi compie atti di violenza. Vedremo chi sono, da dove vengono, se sono dei "facinorosi", come dice lo psiconano, o "agenti provocatori pronti a tutto", come suggerisce Cossiga.

Il blog è a disposizione di studenti e professori per i loro video su interviste, manifestazioni e manganellature (so che saranno numerose). Nella barra in alto: "La Scuola in diretta", scorreranno in continuazione i video nei prossimi giorni. Caricate il video su YouTube e inviate la segnalazione al blog.
Loro non molleranno mai, noi neppure.

giovedì 23 ottobre 2008

IL QUESITO DI PAOLA

DAL BLOG DI ANTONIO DI PIETRO:

Tra i quesiti che ho ricevuto attraverso il sito dell'Italia dei Valori volevo riportare quello di Paola Petrini, seguito dalla mia risposta.
Quella di Paola è una domanda semplice, ma che nasconde in realtà un problema molto importante che sta affrontando il Paese.

Paola Petrini: On. Di Pietro,
ieri sera al telegiornale ho sentito la notizia riguardo all'acquisto da parte dello stato di lavagne digitali per le scuole pubbliche per milioni di euro.
Ma non è che tutto questo risparmio su insegnanti e servizi della scuola servono per fare arricchire qualcuno co ste lavagne digitali?
Chi le produce? Non è che tanto per cambiare (digitale terrestre) dobbiamo arricchire chi ci rappresenta?
Grazie

Antonio Di Pietro: Dopo la giustizia, adesso il Governo cerca di smontare anche il futuro dei nostri figli. Il ritorno ai voti, le lavagne luminose, il grembiulino per le elementari e il maestro unico, sono tutto fumo per nascondere quelli che sono stati i veri provvedimenti presi dal ministro Maria Stella Gelmini. Il governo ha effettuato tagli indiscriminati: il 20% dei fondi, 70 mila posti per i docenti e 43 mila di ATA, con larga espulsione di precari e aumento degli alunni per classe, fino a 35. Il problema, dunque, non è sapere chi produce le lavagnette luminose, ma è pensare che con una lavagnetta luminosa si risolva il problema della scuola. Solo un uomo dello spettacolo come Berlusconi poteva pensare una cosa del genere.

venerdì 17 ottobre 2008

NOTIZIE DA ROUEN 2

Quante cose ho da raccontare…Mi sa che finisco domani. Comunque vorrei iniziare con l'evento che si è svolto da poco in Italia (beati voi che ve lo siete goduto), ovvero la raccolta delle firme per il referendum. Da quel che ho letto su internet mi sembra che stia andando molto bene, mi fa piacere e non vedo l'ora di tornare perché sì che ci divertiremo a fare campagna elettorale, tanto è sicuro che a 500.000 firme ci arriviamo. Chiusa la parentesi 11 Ottobre (oltretutto giorno del compleanno di mio padre) vorrei mettervi al corrente di quello che pensano qui in Francia del nostro attuale "Presidente del Consiglio", ovvero che è un mafioso. Ma non ne ho trovato uno che non mi abbia preso in giro per il nostro caro Berlusconi. Credetemi, sul serio. E comunque c'è un malcontento diffuso nei confronti di Sarkozy. Chiusa la parentesi politica, vi racconto un po' dell'università. I corsi sono iniziati da 2 settimane e qui dal primo istante si lavora e pure tanto, non ci sono perdite di tempo. L'impatto con le lezioni in francese però è stato tragico, perché alla prima lezione a cui ho partecipato mi sono trovato unico erasmus, in un corso particolare con soli francesi che parlavano velocemente con tono basso e davvero incomprensibile, e lì davvero mi sono spaventato e quasi in lacrime, del tutto sconvolto, ho pensato :" chi me lo ha fatto fare? Dove sono finito? Con questi come devo comunicare?" Ma la cosa più tragica è avvenuta quando mi sono avvicinato ad un ragazzo e gli ho detto con il mio francese molto italianizzato dell'inizio di essere spaventato e lui mi ha liquidato con un semplice sorriso e una frase che mi ha agghiacciato, ovvero: "Tu hai scelto di venire qui". E io vi giuro che in quel secondo davvero mi sono visto tutto il mondo cadere addosso. Ma poi col passare dei giorni devo dire che mi sono trovato sempre più a mio agio, e anche con la lingua non me la passo per niente male, oramai parlo tranquillamente con i francesi o con i professori con una certa disinvoltura, anche se le mie frasi sicuramente sono piene di errori grammaticali. Ma tutti coloro a cui dico di aver imparato la lingua in sole tre settimane rimangono molto sorpresi e mi fanno un sacco di complimenti. In più ho trovato dei ragazzi nel gruppo di lavoro che sono davvero molto gentili e comprensivi. Lo scorso fine settimana a Parigi c'è stata la notte bianca, e noi chiaramente siamo andati dal pomeriggio vedere la città. Il primo passo che ho messo sul suolo parigino è stato agli Champs Elysee (spero si scriva così perché ancora non ho imparato a scrivere in francese) e devo dire che ho provato una sensazione che ancora non sono riuscito a definire bene, un misto tra stupore, compiacimento, smarrimento…Fatto sta che per mezz'ora ho vagato in balia dei passanti che mi sballottavano da una parte all'altra e io mi facevo trascinare guardandomi intorno continuamente stupito senza capire niente… Inoltre c'erano delle istallazioni e dei gazebo celebrativi dell'Agenzia Aeronautica Francese che festeggiava il suo centenario. Sulla mia sinistra mi ha lasciato pietrificato la vista dell'Arco di Trionfo e al suo interno in prospettiva l'Arco della Defense. Poi dopo essere arrivati sotto all'opera napoleonica siamo tornati indietro dirigendoci verso la Torre Eiffel. Dopo una fila interminabile e aver cacciato 12 Euro per salirci sopra ( e come ci speculano…) sono arrivato al secondo livello della torre, erano circa le nove di sera e quindi io mi sono ritrovato avanti alla città illuminata e l'unica cosa che riuscivo a dire era :" Cazzo!!!" Scusate la volgarità ma era così grande lo stupore e non so cos'altro che mi ha neutralizzato la lingua, penso che solo chi ci sale sopra può capire cosa si prova e a quale spettacolo si assiste. Per salire al terzo livello chiaramente altra fila interminabile, e appena uscito all'ascensore mi sono trovato una schiera di bandiere nella parte superiore delle finestre che indicava le capitali di tutto il mondo e i km che li distanziavano da quel punto, e neanche a farlo a posta voi non ci crederete ma la prima che mi sono trovato davanti è stata quella dell'Honduras…Destino???Fatalità??? (Per chi non lo sapesse sono fidanzato con una ragazza Honduregna). A parte questo pettegolezzo personale continuo a parlare di Parigi… Ci siamo diretti a St. Germain perché lì c'era il concerto di Patty Smith, ma io non sono entrato perché ero troppo stanco e affamato e allora insieme alle ragazze Erasmus di Curitiba (Brasile) sono andato a mangiare in un ristorante per provare la cucina francese. Il locale fighissimo, tutto molto caratteristico con foto di personaggi famosi francesi sulle pareti e con un concerto di musica jazz dal vivo. Abbiamo ordinato un filetto non molto cotto e uno stufato di formaggio e patate buonissimo, con ottimo vino francese chiaramente e non so quante baguette avrò mangiato, ma ero davvero troppo affamato. Finito di mangiare siamo tornati dagli altri che intanto avevano visto il concerto per poter vedere gli allestimenti per la notte bianca, ma a questo punto siamo rimasti molto delusi perché le mostre stavano tutte lontane una dall'altra, i mezzi erano pochissimi e soprattutto i musei più importanti erano chiusi. Per di più i negozi erano chiusi. Allora che diamine di notte bianca è? Delusi e stanchi ci siamo diretti verso il quartiere latino per sederci in un locale, ma prima siamo passati un secondo a Norte-Dame. Nel tragitto abbiamo visto 4 risse molto violente che ci hanno lasciati molto colpiti. Arrivati a destinazione abbiamo preso un cocktail che quasi avrei voluto metterlo sul mio libretto tanto costava, ma con che coraggio si può vendere un Mojito a 12 Euro??? Dopo un po' siamo andati alla stazione a dormire in un treno fermo al binario aspettando il primo che ci portasse a Rouen che era alle 8.07. Una cosa che mi è dispiaciuta è che anche Parigi di Sabato sera, malgrado la sua fama di città incantata, si trasforma e diventa molto sporca e confusionaria. Gli scleri dell'alcool non risparmiano nessuna città allora. In sintesi questa esperienza parigina mi ha fatto capire che la città è bellissima, che lo stereotipo del francese con la puzza sotto il naso e scorbutico è dovuto ai "parissien" perché così sono nella capitale e me lo hanno confermato anche un sacco di rouennesi, e soprattutto che non sanno organizzare le notti bianche. Cambiando discorso, una cosa che mi piace della Francia è che è piena di Kebab a prezzi stracciati, infatti in media un kebab più le patatine fritte più una lattina a scelta qui lo paghi da un minimo di 3.80 euro ad un massimo di 4.60 euro, e purtroppo sto facendo la faccia del Kebab. Però il rovescio della medaglia è che è molto facile trovare i topi sguazzare nei locali, e io la prima sera sono andato a mangiare in un kebab e mi sono trovato in compagnia di un topo nel bagno. Ma era piccolino e grazioso, diciamo che voleva darmi il benvenuto…Un'altra cosa importante è che finalmente dormo su un materasso comodo, per di più matrimoniale. E chi mi frega. Adesso vi saluto e non scrivo nient'altro perché altrimenti diventa troppo lunga la mail e la cestinate senza nemmeno leggerla…





Un' abbraccio a tutti e godetevi Tonino voi che potete, io intanto continuo a caricare sempre di più i cannoni da sparare al mio ritorno…





Sempre con il cuore….





Antonio Mancini

lunedì 13 ottobre 2008

RENDITE FINANZIARIE O UTILI DA COOPERATIVA DI CONSUMO ?

I primi mesi del governo Berlusconi IV. Gli interventi sulla nostra economia sono sempre più in favore dell’alta borghesia: primo tra tutti, il punitivo intervento sugli utili da cooperativa di consumo. Premiati gli speculatori.

L’economia, specie quando tratta numeri ed aliquote, non è sempre chiara per tutti e questo rende più facile al Governo (di qualsiasi colore esso sia) nascondere le negatività ed allo stesso tempo esaltare, i talvolta pochi, effetti positivi degli interventi di politica economica posti in essere.
Cercherò, per quanto possibile, di spiegare quelli che sono gli interventi punitivi del Governo Berlusconi IV contro le Società Cooperative.
E’ importante, per meglio capire, illustrare la condizione delle rendite finanziarie, che rappresentano redditi non da lavoro, non procurati attraverso il lavoro e subiscono un prelievo fiscale del 12,5%.
Il Sole 24 ore c’informa che tale aliquota è tra le più basse d’Europa: in testa troviamo la Germania (31,65%), la Francia al quarto posto (27%), infine, la Grecia (10%) che è l’unico Stato ad applicare un prelievo inferiore al caso italiano.
“Provvedimenti da comunisti!”, tuonerebbe Giulio Tremonti. Non è cosi.
In Germania, il partito comunista non è mai stato di casa al consiglio dei ministri federale ed il maggiore partito di centro sinistra è sempre stato piuttosto moderato, anche nel nome, visto che si è sempre chiamato Partito Socialdemocratico, eppure l’aliquota che tassa “i risparmi dei ricchi” è la più alta d’Europa. Giustizia sociale.
La Francia vive da sempre una sana alternanza al governo, ma il partito di centro destra (Unione per un Movimento Popolare) dona alla Francia più Presidenti della Repubblica rispetto al Partito Socialista, nostante ciò il 27% è più del doppio del 12,5 italiano.
L’ex Presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi provò a riformare le rendite finanziarie, senza riuscire a portare a termine il progetto, purtroppo.
Sempre il Sole 24 ore il 20 febbraio 2008 rende note le intenzioni di Prodi, riassumendo in due punti:
1) innalzamento dal 12,5% al 20% l'aliquota sulle rendite finanziarie. In questa categoria sono inclusi sia i redditi da capitale (gli interessi o corrispettivi, gli utili e i proventi derivati dall’impiego di un capitale (tipicamente, i dividendi azionari o le cedole di un titolo di Stato) che i "redditi diversi" (plusvalenze, o guadagni in conto capitale, in occasione della vendita di un'attività finanziaria).
2) riduzione dal 27 al 20% dell'aliquota fiscale applicata sui depositi e conti correnti.
Il 24 gennaio 2008 la storia fece il suo corso ed il governo cadde insieme ai suoi progetti futuri.
Ora Silvio Berlusconi ed il suo esecutivo rivolgono il loro sguardo verso gli utili delle cooperative di consumo, innalzando l’aliquota impositiva dal 12,5% al 20%.
In una lettera al Presidente del Consiglio Luciano D’ulizia, presidente dell’Unione Nazionale delle Cooperative Italiane, denuncia la gravità del provvedimento, sottolineando che le rendite finanziarie godono di una tassazione inferiore (di ben 7,5 punti percentuali).
D’Ulizia sottolinea nel suo intervento: “la volontà del Governo di voler colpire alcune imprese legate a logiche del passato, per dimostrare a tutti i costi che un Governo come il Suo è risoluto nel limitare i privilegi “alle cooperative rosse”, si decide senza ascoltare, si agisce non per l’interesse generale”.
Questo provvedimento (contenuto nell’ultimo Ddl relativo alla manovra economica triennale), colpisce indistintamente tutte le cooperative del settore anche quelle piccole.
Caro Giulio: “così vuoi muovere l’economia?”

Emanuele Mancinelli

mercoledì 8 ottobre 2008

Abruzzo: no al Centro Oli e inceneritori

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Durante la conferenza stampa di lunedi 6 ottobre, tenutasi a Pescara, ho risposto alle domande di un giornalista in merito al Centro Oli abruzzese. Riporto di seguito il testo dell'intervento.

Giornalista: In questa regione abbiamo un emergenza ambientale come quella del Centro Oli, dove si combattono varie posizioni e forse non conciliabili. Questo tema del cosiddetto dialogo sulle cose concrete come lo vede su questo punto?
Carlo Costantini: Il Centro Oli investe complessivamente un approccio culturale che il prossimo governo regionale dovrà mettere in campo rispetto allo sviluppo e rispetto all'ambiente.
Noi siamo stati sempre contrari, ma la nostra contrarietà non è ideologica. E' una contrarietà che tiene in considerazione quelli che sono i punti di forza della regione. Siamo convinti che i punti di forza della regione non siano ne il Centro Oli ne i Call Center, ma il suo territorio, il suo ambiente, la sua natura, la miriade di piccole imprese che garantiscono la tenuta di una economia che per altri versi, e con riferimento ad altri settori, corre il rischio di fare dei grandi passi indietro.
Il Centro Oli è oggettivamente incompatibile con le vocazioni migliori della regione Abruzzo, cosi come il principio della perforazione dei nostri mari in prossimità della costa, cosi come sono incompatibili anche quelli che chiamano “termo-valorizzatori”, che in realtà sono inceneritori. Abbiamo un patrimonio naturalistico e ambientale straordinario che rappresenta il vero punto di forza della regione, che non possiamo disperderlo per 35 posti di lavoro. Se andate a studiare la realtà della Basilicata, parliamo di occupazione in pianta stabile con contratti a tempo indeterminato, interessano poche decina di persone, e dall'altra parte mettiamo in discussione la sopravvivenza di centinaia di aziende agricole, di consorzi e di cantine. Non c'è discussione, ma ripeto che il nostro “no” non è ideologico, come per tutto, ma è basato sui numeri e sui fatti: quello che sacrifichiamo per questo investimento è troppo rispetto a quello che ci rientra. Un ragionamento estremamente pratico e concreto.

Dalla parte dei cittadini e di nessun altro

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"L’Abruzzo esce da una drammatica esperienza politica e di gestione dell’amministrazione pubblica. Del Turco è l’esecutore e la testa di ponte di un sistema corrotto nelle sue fondamenta e che coinvolge la politica nel suo complesso. Il primo ad esprimere solidarietà (a scatola chiusa) all’ex governatore della Regione è stato l’attuale governo, seguito dai dirigenti del Pd, e dai partiti minori. Durante la sua detenzione politici di tutti i colori si sono alternati nelle visite al carcere per esprimere solidarietà e portare chissà quali rassicurazioni in una situazione in cui non era ancora definita e accertata la reale responsabilità politica.
Gli abruzzesi hanno bisogno di ripartire con una nuova classe dirigente. I giornali riportano in modo prematuro sondaggi che vedono favorita la Pdl per il semplice fatto che Del Turco era del Pd. Falso, Del Turco rappresentava i due principali partiti italiani in maniera trasversale e gli abruzzesi lo sanno.
Pdl e Pd perderanno le elezioni, perché pensano che in Abruzzo ci sia stato solo un incidente di percorso, perché incapaci di pensare e fare una politica nell’interesse collettivo. Perderanno perché non possono fare scelte coraggiose, perché i loro candidati rispondono a Roma e a logiche partitiche e non ai cittadini. L’Abruzzo non può più concedersi errori, e gli abruzzesi lo sanno.
Io corro per l’Italia dei Valori per vincere e chiedo agli abruzzesi un’opportunità di dimostrare che la politica è al servizio dei cittadini.
Io ho le mani libere, non ho padroni, nessun condannato nelle mia squadra, ed un programma fatto con gli abruzzesi, con scelte coraggiose su sanità e pubblico, ambiente, rilancio dell’occupazione, sviluppo turistico, fondi per la ricerca,..
Chi eleggerà me, eleggerà Carlo Costantini, dalla parte dei cittadini e di nessun altro.

Carlo Costantini"

lunedì 6 ottobre 2008

FIATo sul collo regione abruzzo

IL CONSIGLIERE REGIONALE AUGUSTO DI STANISLAO INTERVIENE E FA' ENTRARE DEI BLOGGER A PALAZZO DELL'EMICICLO PER RIPRENDERE LA SEDUTA DEL CONSIGLIO!
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MEETUP INTERVISTA I CONSIGLIERI COMUNALI DI PESCARA SULL'AUMENTO DEI COMPONENTI DELLA GIUNTA

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LA GUERRA IN GEORGIA E LE CONTRADDIZIONI DELL’ORDINAMENTO INTERNAZIONALE

Tutto inizia, almeno di primo acchito, nella notte tra il 7 e l’8 agosto scorso, quando il presidente georgiano filo-occidentale Mikheil Saakashvili, furbescamente approfittando della cerimonia di apertura dei Giochi di Pechino che si sarebbe tenuta entro poche ore, decide di lanciare un’offensiva militare in Ossezia del Sud, piccola regione caucasica che conta 3900 km2 di superficie (più o meno come la somma delle province di Chieti e Pescara) e circa 70000 abitanti, di cui quasi la metà concentrati nella capitale Tskhinvali. L’Ossezia del Sud, per chi non lo sapesse, è un territorio dove l’influenza russa è fortissima, le spinte secessioniste pressoché incontrollabili, e l’appartenenza alla Georgia una questione vera solo sulla carta ormai già da qualche anno. Infatti prima dell’ultimo conflitto c’erano già stati due referendum popolari, nel 1992 e nel 2006, che ne avevano sancito la sostanziale indipendenza (il quesito refendario del 2006 recitava più o meno così: “dovrebbe l’Ossezia del Sud preservare il suo status di Stato de facto indipendente?” e il 99% degli elettori votò SI), sebbene mai riconosciuta ufficialmente fino ad ora non soltanto dal governo georgiano e da quelli occidentali, ma neanche dalla grande protettrice Russia, che si era limitata ad informali ed ufficiose felicitazioni. Emerge allora, da quel poco detto finora, che la questione osseta non inizia affatto nella notte del 7 agosto, come si diceva in avvio. Al contrario, la crisi esplosa un mese orsono rappresenta soltanto il culmine di una vicenda che affonda le sue radici molto più indietro nel tempo e finisce col coinvolgere enormi interessi come il controllo delle direttrici energetiche, e temi altrettanto grandi come la primazia del modello occidentale, ora che detto modello appare sbiadito ed acciaccato a causa di una profonda crisi economica quasi senza precedenti (con un solo, preoccupante precedente delle stesse dimensioni) e dal successo di una nuova forma di capitalismo che a differenza di quello classico non si accompagna all’affermazione di una classe emergente che pretende diritti e riforme socio-politiche: un capitalismo, quello cinese, che fa della slealtà il suo tratto caratterizzante (si pensi alla contraffazione dei prodotti occidentali, allo sfruttamento subumano della manodopera ecc.) e si dimostra capace di annichilire in pochi decenni tre secoli abbondanti di storia.
Il conflitto in Ossezia, poi estesosi all’Abkhazia, esprime in sostanza tutte le contraddizioni dell’attuale ordine mondiale. È bene non cedere alla tentazione di facili e purtroppo diffuse banalizzazioni. Non sono mancati, infatti, commenti semplicistici e un po’ ingenui che hanno tentato di etichettare la guerra osseta come la guerra del petrolio, frutto delle tensioni sempre maggiori che scaturiscono dalla corsa all’oro nero, che in quell’area conosce un momento di straordinaria complessità: da un lato, infatti, vi è la Russia che con il suo CPC (Caspian Pipeline Consortium) garantisce il passaggio diretto su territorio russo del petrolio kazako che poi arriva in Europa attraverso il Mar Nero, transitando ovviamente nei porti russi; dall’altro, vi sono l’Europa e gli Stati Uniti che anelano a far passare l’oro nero su percorsi alternativi, sia per indebolire l’influenza russa in quell’area, sia per diminuire la dipendenza energetica che almeno per l’Europa è totale e drammatica (ragion per cui il Vecchio Continente si è ben guardato dal deliberare sanzioni contro Mosca, che già si era premunita annunciando possibili ritorsioni). Tutto questo è di evidenza palmare e quindi innegabile. Non bisogna però cadere nell’errore, diffuso soprattutto in certi ambienti della sinistra italiana, di considerare il tutto soltanto dal punto di vista economico, in termini meramente affaristici. Come è avvenuto per esempio con la guerra in Iraq, che è stata bollata come la guerra dei petrolieri ignorando colpevolmente l’assurdo progetto politico e culturale dei neocons di conquistare il Medio Oriente per “contagio democratico” (mi si passi il termine): l’idea, riassunta molto grossolanamente per ragioni di spazio, era quella di disseminare qua e là delle democrazie filo-occidentali (Afghanistan, Iraq), favorendone lo sviluppo e la crescita in primo luogo dal punto di vista economico, nella speranza che il benessere e le riforme “esportate” in quei luoghi potessero innescare un circolo virtuoso in grado di conquistare, per contagio appunto, i paesi limitrofi. Era, in sostanza, un agghiacciante ma articolato progetto ideologico e culturale, che aveva come fine ultimo la normalizzazione di un’area da sempre considerata fondamentale per gli interessi americani nello scacchiere mondiale (rafforzando, inoltre, la posizione dello storico alleato israeliano). Allo stesso modo, la guerra sudosseta è molto di più di un oil rush. In ballo non c’è soltanto il petrolio, ma molto di più: si pensi alla possibile conclusione di un accordo di cooperazione economica, o addirittura di libero scambio, tra l’Unione Europea e la Federazione russa; al nodo irrisolto dello scudo spaziale, quindi in definitiva della supremazia militare; alla malsana idea russa di trattare il cosiddetto “vicino estero” quasi alla stregua di un affare interno; e l’elenco potrebbe continuare.
Volendo tracciare un bilancio, questa guerra ha messo in chiaro alcuni punti fermi. Giovanni Gasparini di Affari Internazionali, molto opportunamente, ha affermato che da “questo conflitto tutti gli attori rischiano in realtà di uscire perdenti”. In che senso? Innanzitutto la Georgia esce con le ossa rotte per via dei gravi danni subiti a livello infrastrutturale, della crisi di credibilità che rischia ora di travolgere il governo Saakashvili, delle emergenze umanitarie scatenate dalla guerra (Amnesty parla di 100 mila rifugiati) e soprattutto perde la guerra strettamente intesa, a causa del defintivo distacco di Ossezia del Sud ed Abkhazia. La Russia, dal canto suo, ha patito una forte crisi di immagine a livello internazionale, una fuga di capitali praticamente senza precedenti, ha finito col benedire la pratica della secessione unilaterale che potrebbe drammaticamente virare a suo sfavore (avete idea di quante micro-regioni potrebbero avanzare pretese di indipendenza in futuro, a cominciare dalla Cecenia?) ed ha causato l’ulteriore effetto collaterale di dipanare tutti i residui dubbi della Polonia circa lo scudo spaziale, dato che Varsavia ha firmato in un battibaleno l’accordo per la concessione del proprio territorio. Gli Stati Uniti pagano in termini economici in un momento di grave crisi di sistema (1 miliardo di dollari circa), si dimostrano incapaci di controllare un piccolo alleato come la Georgia (la Casa Bianca era infatti contraria all’intervento in Ossezia ed ha provato inutilmente a dissuadere Saakashvili) e si ritrovano a dover affrontare un nuovo possibile fronte di tensioni che si va ad aggiungere a quello afghano, iracheno e iraniano, per limitarsi ai quelli più caldi. Infine, l’Unione Europea si rivela in tutta la sua debolezza: da un lato, emerge con chiarezza che l’immagine di potenza civile disarmata si sgretola come pasta frolla sotto il colpi dei cannoni; dall’altro, questa crisi non fa che ribadire il disperato bisogno di riforme che la attanaglia da tempo. Infatti, è ben vero che la risposta europea è stata unitaria, repentina ed autorevole, ma è altrettanto vero che ciò è potuto avvenire solo grazie al prestigio della Presidenza francese. Che cosa sarebbe accaduto se presidente di turno fosse stata Malta o l’Estonia? Avremmo mandato a Mosca Edward Fenech Adami, il presidente maltese? La turnazione stava stretta ai quindici, figuriamoci ai 27. All’Europa serve, tra le altre cose, un leader stabile, forte e credibile, come prevede il Trattato di Lisbona: ma, ahimè, qualcuno brinda al suo fallimento …

Luca Pantaleo

sabato 4 ottobre 2008

NOTIZIE DA ROUEN

ANTONIO CI SCRIVE DALLA FRANCIA....

Finalmente dopo una settimana durissima trovo dieci minuti liberi per mandare una mail…L'erasmus nella prima settimana (e prevedo anche nella seconda) non e' un'esperienza facile: sono arrivato dopo 18 ore di viaggio in una casa non arredata (così si usa qui), e' una settimana che dormo nel sacco a pelo, che giriamo per trovare un po' di mobili, abbiamo comprato il frigo, e in più ogni giorno sto impazzendo tra un ufficio e un'agenzia assicurativa per firmare tutti i documenti. La burocrazia francese è pallosissima. La mia fortuna non si è esaurita qui perché quando sono andato il primo giorno a prelevare mi sono accorto di avere il bancomat smagnetizzato quindi non vi dico quali peripezie ho fatto per farmi arrivare i soldi dall'Italia. Ma a parte questo (ditemi voi se è poco) va tutto bene. Ci tengo subito a sfatare il luogo comune secondo cui i francesi sono nazionalisti e odiano tutto ciò che non sia francese in quanto qui a Rouen ho trovato solo persone gentilissime, che se ti vedono in difficoltà spontaneamente ti vengono ad aiutare senza che sia tu a chiederlo, se hai bisogno ti rispondono in inglese o in italo - spagnolo francesizzato se c'è bisogno. Detto ciò vi parlo della Francia in generale…I collegamenti dei treni e delle autostrade sono la piaga della Francia…Io sono atterrato a Beuvais che si trova a 80 km da Rouen e 84 da Parigi, mentre Rouen dista 132 km da Parigi…Per poter arrivare a destinazione sono dovuto scendere prima a Parigi e poi salire a Rouen perché non vi erano collegamenti diretti tra quest'ultima e Beuvais pur essendo così vicine. I collegamenti portano tutti a Parigi e poi è da li che puoi prendere il collegamento necessario. I treni sono normali, non ipertecnologici ma puliti e ordinati, nella stazione di Parigi non c'era la confusione tipica delle stazioni italiane, la gente quando parla bisbiglia, non urla come me ad esempio. Ti senti in imbarazzo persino ad alzare un po' la voce. Arrivati a Rouen devo dire che sono rimasto abbastanza colpito. Molto molto bella. Per chi non lo sapesse questa è la città dove Giovanna d'Arco è stata prima imprigionata e poi arsa viva. Cmq notevole è la cattedrale in stile gotico, e sempre per chi non lo sapesse è la famosa cattedrale che venne dipinta da Monet. Bellissima anche l'abbazia Obbey così come il memoriale a Giovanna d'Arco. Ma la cosa che mi è piaciuta di più è la casa tipica della Normandia, fatta con il sistema di sostegni e travature il legno lasciati poi a vista in facciata, e la cosa interessante è vedere che col passare del tempo col legno esposto alle intemperie ogni edificio si deforma e assume una forma particolare e diversa da tutte le altre. Le strade sono molto pulite anche se hanno il problema serio degli escrementi dei cani che stanno un po' dappertutto, ma oltre a quello è molto difficile trovare una carta a terra. I collegamenti sono efficienti. Sono rimasto sconvolto nel vedere che una città che con il suo agglomerato raggiunge appena 200.000 persone è dotata di metropolitana. Mi trovo in un livello di civiltà e progresso elevato, forse sto 40 o 50 anni avanti rispetto a Foggia. Per non parlare poi dell'università…Una cosa pazzesca… Prima di tutto bisogna chiarire che qui c'è l'università normale e l'Ecole che è un istituto superiore, e io ho avuto la fortuna di andare in quest'ultimo appunto. Si trova in un vecchio stabilimento industriale riutilizzato con diversa funzionalità, fuori è rimasto l'aspetto vecchio, dentro sono stati inseriti dei motivi moderni. L'organizzazione è quasi militaresca. Se dicono alle 9 alle 8.50 ti devi presentare già all'appuntamento. Ieri tutti gli Erasmus avevamo l'appuntamento con un Prof. che ci doveva organizzare gli orari delle lezioni alle 10 di mattina, siamo arrivati tutti in ritardo (chi di 10 minuti chi come noi di 50) ma fatto sta che il Prof. alle 10.01 ha visto che non c'era nessuno e se n'è andato… Le strutture che ha l'Ecole sono di un altro pianeta, a Pescara abbiamo come laboratori oltre a quello informatico (e non tutte le facoltà ce l'hanno) le sale periodici, monografie e biblioteca classica. Diciamo che qui queste coincidono in una struttura, che però ha meno volumi rispetto a Pescara, ma il punto è che qui vi è anche una materioteca dove sono esposti i vari materiali da costruzione e si possono fare gli esperimenti per verificarne le prestazioni, poi vi è la medioteca dove sono raccolti tutti i dvd d'architettura, vi è una sala con i plotter e le fotocopiatrici messe a disposizione degli studenti a prezzi ribassati, il laboratorio di informatica ha nella rete una partizione di quasi un giga per studente a cui si può accedere con la propria password personale. Ma la cosa più sconvolgente è il fatto che l'università è aperta 24 ore su 24. Infatti se uno studente vuole andare a prendere una rivista in biblioteca può entrare con la carta dello studente dopo il riconoscimento e girare nell'istituto anche alle 5 della mattina…Per permettere questo servizio abbiamo pagato un'assicurazione di 20 euro sulla responsabilità civile all'interno della facoltà. Col francese ho avuto un buon approccio, piano piano sto imparando diverse parole, tra 2 mesi sarò quasi francese…Sicuramente ho tralasciato qualcosa perché davvero è stata una settimana pienissima ma intanto vi saluto …



Mi raccomando lottiamo sempre con il cuore



Un abbraccio

Antonio Mancini