mercoledì 5 ottobre 2011

COMUNICATO WIKIPEDIA: L'ITALIA COME LA CINA

Cara lettrice, caro lettore,

in queste ore Wikipedia in lingua italianarischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso deglianni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La paginache volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco sisia costretti a cancellarla davvero.

Disegno di legge - Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, allalettera ''a)'' del comma 29 recita:
«Peri siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi pervia telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entroquarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, lastessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cuisi riferiscono.»


Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata afar parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapereneutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopediamultilingue e gratuita.

Oggi, purtroppo, i pilastri di questoprogetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischianodi essere fortemente compromessi dal '''comma 29''' del cosiddetto '''DDLintercettazioni'''.

Tale proposta di riforma legislativa, che ilParlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altrecose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dallarichiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che ''ilrichiedente'' giudichi lesivo della propria immagine.

Purtroppo, la valutazione della"lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo eimparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato.

Quindi, in base al comma 29, chiunque sisentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testatagiornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potràarrogarsi il diritto — '''indipendentemente dalla veridicità delle informazioniritenute offensive''' — di chiedere l'introduzione di una"rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche adispetto delle fonti presenti.

In questi anni, gli utenti di Wikipedia(ricordiamo ancora una volta che '''Wikipedia non ha una redazione''') sonosempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato inbase a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome dichicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralitàe indipendenza del Progetto. Nei ''rarissimi'' casi in cui non è statopossibile trovare una soluzione, l'intera pagina è stata rimossa.


DichiarazioneUniversale dei Diritti dell'Uomo Articolo 27

«Ogniindividuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale dellacomunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e aisuoi benefici.

Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materialiderivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui eglisia autore.»

L'obbligo di pubblicare fra i nostricontenuti le smentite previste dal ''comma 29'', senza poter addiritturaentrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica,costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà eindipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'''Enciclopedialibera'' e ne paralizza la modalità ''orizzontale'' di accesso e contributo,ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.

Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole metterein discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell'onore edell'immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano ègià tutelato in tal senso dall'articolo 595 del codice penale, che punisce ilreato di diffamazione.

Con questo comunicato, vogliamo mettere inguardia i lettori dai rischi che discendono dal lasciare all'arbitrio deisingoli la tutela della propria immagine e del proprio decoro invadendo lasfera di legittimi interessi altrui. In tali condizioni, gli utenti della Retesarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti opersonaggi, anche solo per "non avere problemi".



'''Vogliamo poter continuare a mantenereun'enciclopedia libera e aperta a tutti. La ''nostra'' voce è anche la ''tua''voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?'''

LA LIBERTA' IN TUTTE LE SUE FORME CON QUESTO GOVERNO PIDUISTA, IL CUI CAPO E' ORMAI FUORI DI SENNO PERCHE' LA SUA MENTE NON RIESCE A DIGERIRE LA VECCHIAIA, LA FINE DI UN CICLO POLITICO: E' IN PERICOLO.

L'ITALIA E' IN PERICOLO - DIFFONDETE IL COMUNICATO!

Emanuele Mancinelli

martedì 24 maggio 2011

Pescara, segretario nazionale Giovani IdV attacca sondaggio on line di Forza Nuova

Pescara. “Un rom può essere onesto o disonesto, così come un italiano o uno spagnolo o un tedesco”. Così Emanuele Mancinelli, segretario amministrativo nazionale dei Giovani dell'Italia dei Valori, commenta un sondaggio pubblicato sul sito internet del partito di Forza Nuova in cui viene chiesto di scegliere quale sia il problema maggiore a Pescara e Montesilvano. Diverse le opzioni proposte dal gruppo, quali “l’assenza di spazi socio culturali, una classe politica ladra e incompetente, la questione rom, l'usura, la droga, l'omosessualità e la massoneria”.

"Vorrei soffermarmi su due categorie esposte nel sondaggio, ovvero i rom e gli omosessuali” commenta in proposito Mancinelli, “che oltre ad essere state due categorie perseguitate dal nazismo tedesco e di sponda dal fascismo italiano con le leggi razziali del 1938 ora si trovano ad essere etichettati come piaghe sociali alla stregua della droga o della corruzione. Secondo l’opinione del politico, infatti, “un rom può essere onesto o disonesto, così come un italiano o uno spagnolo o un tedesco, anzi i rom spesso sono cittadini italiani che scelgono di non vivere stanziandosi in un luogo con continuità o più semplicemente di tenere vive le tradizioni folkloristiche del loro popolo eterno migrante e poi come si può ritenere un male sociale, un problema, l'omosessuale? Come può una così intima scelta inficiare quelle degli altri o addirittura deviarle in senso negativo?".

Questi gli interrogativi posti a Marco Forconi, segretario montesilvanese di Forza Nuova da Mancinelli, che conclude ricordando: "la dodicesima norma transitoria della Costituzione vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto Partito fascista e che l'articolo 3 della carta costituzionale esplicità che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; noi dell'Italia dei Valori siamo pronti a far rispettare questi principi e sugli stessi intendiamo impostare la nostra azione di governo e quindi condanniamo fermamente l'affronto di questo sondaggio omofobo proposto dai forzanovisti sul loro sito internet".



La replica di Marco Forconi. "Respingiamo tutte le accuse che ci sono state rivolte con fini palesemente strumentali. In particolare, ci saremmo aspettati dal giovane dipietrista un'analisi più profonda in merito ai risultati del sondaggio presente sul nostro sito web il quale evidenzia uno stato di malessere civico risultante dalla 'questione rom' (e non tutti i rom come l'esponente afferma), un'anomalia sociale che Forza Nuova affronta da anni e sul quale si è posta e continua a porsi come unica realtà all'altezza di affrontare tale discussione. Per quanto concerne l'argomento omosessualità, invece, ci auguriamo che il signor Mancinelli non si senta toccato nel personale, ribadendo ciò che ho sempre affermato, di cui sono fermamente convinto e che inserirò nel programma elettorale alle prossime elezioni comunali di Montesilvano: in una società dove l'evoluzione dei costumi e delle mode tende a privilegiare le inclinazioni non naturali, il ritorno al concetto di Tradizione è certamente anticonformista e vincente".

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IL MIO IMPEGNO CONTRO GLI ESTREMISMI DI DESTRA: Teramo, Olocausto: lezione negazionista all’Università. Scoppia la polemica

Teramo. Claudio Moffa, ordinario di Scienze politiche all’Università di Teramo, finisce nelle bufera per una lezione sull’Olocausto e sulle tesi negazioniste. Le polemiche investono l’Ateneo teramano, e di riflesso il professore universitario, dopo la pubblicazione dei video choc della lezione su Repubblica.it (video tra le altre cose già scaricabile sul sito web dello stesso Moffa).



L'ora e mezza di lezione, ripresa con una telecamera, risolleva la questione del negazionismo, ovvero la contestazione che ci siano stati i campi di sterminio e i 6 milioni di ebrei morti. La lezione “contestata” è quella del 25 settembre, nell’aula 12 della facoltà di Scienze politiche, quando Moffa tiene l’ultima lezione del master “Enrico Mattei in vicino e medio Oriente”. Il titolo della lezione, infatti, non lascia spazio a tanti dubbi: "Il tema-tabù del mondo accademico, la questione della 'Shoah', della difesa del suo dogma da parte della Inquisizione del III millennio, e del suo uso politico nel complesso contesto della 'guerra infinità del Vicino Oriente".Per Moffa c'è un legame tra la Shoah e la guerra in Medio Oriente. Parla di uno "sfruttamento dell'Olocausto", avvenuto "a fini politici ed economici".Durante la lezione il docente mette in discussione anche il racconto di Shlomo Venezia, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. "Non c'è alcun documento di Hitler che dicesse di 'sterminare tutti gli ebrei'", dice Moffa, parlando agli studenti dell'università abruzzese. Moffa punta anche al dato dei sei milioni di ebrei sterminati, un "numero con una valenza cabalistica. Non si capisce perché lo si debba sempre ripetere". Una cifra ufficiale, dice Moffa, "ormai ampiamente messa in discussione".Duro il giudizio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: "Mettere in dubbio o negare la Shoah significa offendere la Memoria delle vittime. Invito queste persone a visitare lo Yad Vashem e a studiare la documentazione". Nel frattempo, dall’Università fanno sapere che saranno adottati provvedimenti. Non è la prima volta che lezioni di questo tipo, a Teramo, generano polemiche. Tre anni fa a Teramo ci furono degli scontri in piazza, in occasione di una lezione sul negazionismo, a cura del professore francese Robert Faurisson, invitato ad un Master dallo stesso Moffa.


Claudio Ruffini (fiduciario Anpi Teramo): “Parole di Moffa di assoluta gravità”. “L’Olocausto è una realtà indiscutibile, testimoniata da “oceani” di saggi, scrittori, storici, fino alle testimonianze dirette dei sopravvissuti. Non vi è Stato democratico o istituzione internazionale”, scrive in una nota il fiduciario dell’associazione partigiani, “ che si sia mai sognato di negare uno degli accadimenti più tragici della recente storia dell’umanità. Moffa ha deciso di passare alla storia come tra i pochi che si allineano con le posizioni dell’Iran di Ahamedinejad, di cui tra l’altro nel suo blog dice di essere un estimatore. Negando l’Olocausto si mina invece la democrazia occidentale e si crea un clima di tensione che mette in discussione persino le ragioni stesse della nascita dello Stato di Israele. Credo che il prof. Moffa cerchi solo visibilità personale e per il suo Master. Una pubblicità che non fa onore all’Università degli studi Teramo e ad una Provincia di Teramo insignita dal Presidente Ciampi di una medaglia al valor civile per la resistenza contro i nazifascisti” aggiunge Ruffini.

Rivolgo un appello al Rettore e al Senato Accademico, dice Ruffini, affinché il prof. Moffa si astenga dal creare un caso mediatico danneggiando il prestigio e la storia del nostro Ateneo. Non chiediamo la sua espulsione, ma soltanto che si attenga alla didattica prevista dal Master sul Medio Oriente”.

Per Costantino Di Sante, storico dell’Anpi Teramo “ le parole del prof. Moffa ci indignano come associazione partigiana perché pronunciate all'interno dell'Ateneo di una regione nella quale il fascismo attivò ben quindici campi di internamento. In diverse di queste strutture, oltre ad antifascisti e partigiani, vi furono rinchiusi centinaia di ebrei. Molti di essi furono deportati e sterminati ad Auschwitz. Il prof. Moffa, offende la loro memoria e la storia personale di tanti partigiani e patrioti d'Abruzzo che li aiutarono, a rischio della propria vita, a sfuggire alla persecuzione dei nazifascisti”.

Marco Forconi (Forza Nuova) esprime invece solidarietà al professor Claudio Moffa. “Risulta incredibile che in Italia”, dice Forconi, “ così come in Germania ed altre nazioni dove vige una concezione del tutto particolare della libertà di pensiero, esprimere o dissentire su certe posizioni può risultare un fatto penalmente punibile con anni di carcere mentre l'eccidio dell'inerme popolo palestinese ad opera delle milizie israeliane rientra in una normalissima casistica di guerra dove, fra l'altro, non esiste proporzionalità fra attacco e difesa. Mi auguro che un giorno, non troppo lontano, possa definitivamente cadere questo tabù sull'Olocausto ed iniziare un lento e graduale percorso di riconoscimento di fonti alternative in merito a tale tema”.

Giovani Idv: “Sanzionare chi assolve il nazismo”. "Sono inaccettabili le affermazioni di Moffa" afferma Giampiero Riccardo, Coordinatore Regionale Giovani IDV Abruzzo. "Gli atenei dovrebbero sanzionare in modo esemplare questi docenti che con le loro bizzarre teorie rischiano d'inficiare le capacità ed il senso critico degli studenti", chiosa Emanuele Mancinelli, dirigente nazionale Giovani IDV che aggiunge: "qui non si tratta di garantire la libertà di pensiero che è un pilastro della nostra Costituzione, siamo piuttosto davanti ad un docente che postula teorie complottistiche senza alcuna ratio storica. Gli ebrei sono morti in Germania per mano dei nazisti tedeschi e purtroppo in un certo momento storico anche con la complicità dei fascisti italiani. Inutile prendere le misure delle camere a gas per confutarne la funzione".

Il commento di Moreno Fieni, Coordinatore gruppo "Prospettiva Studentesca". "Tira una brutta aria in Europa. È come una corrente meteorologica che si muove sul vecchio continente, turbando le coscienze dei vari stati, di chi li governa e di chi li abita. Nel nome di una sballata idea di libertà di espressione si passa dall’incitamento all’odio razziale, da parte del leader del Partito della Libertà, l’olandese Geert Wilders, all’ira di Sarkozy contro i Rom cacciati dalla grandeur d’oltralpe. In Italia potevamo forse non farci contagiare da questo male? La nostra proverbiale esterofilia ci spinge a peggiorare il peggiorabile, et voilà ci ritroviamo con la scuola di Adro allestita con simboli di partito di celtica ascendenza e con lezioni di negazionismo all’università di Teramo. Il professor Moffa ci ha riprovato e questa volta a quanto pare con successo. Dopo aver inutilmente tentato di portare Faurisson a Teramo, in un’ora e mezza di lezione ha negato che ci sia stato l’olocausto, chi lo ha vissuto ed è riuscito a sopravvivere per testimoniare, ha negato cifre e usato le stesse per dire che le camere a gas non servirono all’orrendo massacro, ha addirittura affermato di un business della Shoah per scopi politici ed economici. Posizioni da fare invidia ad Ahamedinejad, posizioni da far accapponare la pelle, posizioni inaccettabili per uno stato democratico e civile. La sofferenza inflitta ad un’intera popolazione, il vero e proprio genocidio messo in atto, la durezza dell’odio razziale, sono ferite ancora aperte nella nostra società. Invito chiunque avesse qualche dubbio in materia a leggere Primo Levi, piuttosto che Anna Frank o Shlomo Venezia, da ogni prospettiva quel momento storico apparirà terrificante, atroce e vivido nella mente di ognuno di noi.

Occorre stigmatizzare tali comportamenti, soprattutto quando si verificano in simili consessi, di fronte cioè a chi sta formando la propria persona, studenti, che devono essere i primi ad indignarsi per quanto espresso dal docente. Occorre anche sensibilizzare la pubblica opinione su quanto accaduto, perché non si dimentichi quanto è facile mistificare la realtà, perché è giusto che ci sia una memoria storica collettiva che non può essere imbrattata da simili dichiarazioni. Esprimo personale e profonda solidarietà alla comunità Ebraica, alla comunità Rom ed a tutte quelle persone che hanno pagato un altissimo tributo alla logica scellerata dell’olocausto. Nel frattempo, Wilders è stato messo alla sbarra in Olanda per le sue dichiarazioni, credo che sarebbe un ateneo onorevole quello che prendesse provvedimenti nei confronti del professore, un paese edotto e civile quello che ne condannasse le affermazioni".

NO AL CENTRO SPORTIVO AL PARCO DELL'EX CASERMA DI COCCO

Pescara. Desta polemiche l’annuncio dell'assessore comunale allo Sport e Verde Pubblico, Nicola Ricotta, per la realizzazione di un mini impianto sportivo all’interno del parco della ex Caserma Di Cocco: “Non serve un altro impianto” affermano dall Idv, “si potenzino i parchi”.

Un campo di gioco polivalente per calcio a cinque, basket, pallavolo e pallamano, provvisto di docce, spogliatoi, servizi con il rifacimento totale degli impianti della pubblica illuminazione e l’installazione di 12 fari-proiettori: questo, in sintesi, il progetto illustrato venerdì scorso dall’assessore Ricotta, assegnato e in partenza per fine giugno. Scelta non condivisa dall’Italia dei Valori, che per voce del dirigente cittadino Emanuele Mancinelli commentano: "Riteniamo che un centro sportivo non sia necessario a Pescara, il mercato è saturo, l'area metropolitana pescarese dispone di decine di impianti”. Ragion per cui, i dipietristi se la prendono con “questa Giunta, che disprezza e non valorizza il verde pubblico: avrebbe dovuto prevedere la valorizzazione del parco della Caserma Cocco"

Di tutt’altra natura, quindi, il progetto che avrebbe stilato Mancinelli per il parco: "Bagni pubblici, panchine, rifacimento del sentiero, maggiore cura del verde, ampliamento dei varchi d'accesso ed aggiunta di due nuovi ingressi laterali in quanto il parco è poco accessibile”.

ARTICOLO DI DANIELE GALLI DA http://www.cityrumors.it/pescara/politica/idv-pescara-parco-di-cocco-33176.html - CLICCA SUL TITOLO PER LEGGERE L'ARTICOLO!

IL PARCO VASSALLO A MONTESILVANO

Sul quotidiano on-line primadanoi.it, il 29 aprile è apparso un articolo in cui Corrado Di Sante, Segretario Provinciale di Rifondazione Comunista, accusa l'amministrazione montesilvanese di lasciare nel degrado le zone limitrofe alle vie intitolate ai grandi personaggi della destra italiana: Almirante e Sospiri.
In tale articolo vi è la pronta replica di Silvano Dirodi del PDL: "Oggi i bambini hanno spazi, giardini e parchi dove poter giocare al sicuro e non come accadeva negli anni Novanta accanto ai fossi di scolo»." - e poi ancora sulla rilevanza dei personaggi di destra a cui sono state intitolate le due vie - "si tratta di «uomini che questa Giunta reputa a tutti gli effetti personaggi, che hanno scritto pagine importanti della storia politica del nostro Paese, lascio cadere ogni provocazione e rispedisco al mittente ogni sorta di considerazione."
Interviene sulle affermazioni della maggioranza in consiglio comunale a Montesilvano, Emanuele Mancinelli, dirigente nazionale dei Giovani dell'Italia dei Valori: "Chiedo a Dirodi in quale Montesilvano vive? Dove è stata realizzata o riqualificata una area verde rilevante? Non è forse stata dismessa la più grande? La Strada Parco." e prosegue - "Montesilvano resta un dormitorio senza una zona centrale che sia attrattiva culturale e del divertimento per i giovani e le poche micro aree verdi, vincoli edilizi, necessitano di tempi biblici per essere aperte alla cittadinanza, come i giardini pubblici di via Castellano".
"Non mi esprimo sulla valenza politica di Sospiri ed Almirante che meritano rispetto, ma voglio far notare che proprio i giardini di via Castellano, attendono da ormai lungo tempo di essere inaugurati, e che verranno intitolati ad Angelo Vassallo, su richiesta della cittadinanza attiva montesilvanese. Ricordo che Vassallo, Sindaco di Pollica, del centro sinistra si batteva per la legalità e contro le ingiustizie, assassinato da 9 colpi di pistola sparati dalla camorra perchè non volle piegarsi all'illegalità ed all'omertà" - conclude con una provocazione - "come mai Via Sospiri e Via Almirante hanno avuto tutte queste attenzioni istituzionali e questa velocità amministrativa per l'intitolazione e l'inaugurazione pubblica? Forse perchè personaggi vicini alle idee politiche di questa amministrazione?
Forse avrebbe meritato maggiore rispetto, maggiore solerzia e maggiori onori Angelo Vassallo, eroico cittadino, indipendentemente dalla sua appartenenza politica".

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venerdì 20 maggio 2011

9 MAGGIO 1978 - DUE DELITTI DI STATO

Lunedi 9 maggio 2011, presso la libreria Feltrinelli, l'Associazione Espressione Libre di Pescara ha bissato il successo dello scorso anno, riproponendo una manifestazione in ricordo di Aldo Moro e Peppino Impastato.

Due storie differenti e due morti apparentemente disgiunte, ma molto molto simili i moventi: rompevano le scatole con le loro Idee che portavano avanti con Onestà e Passione.

Un convegno particolare ha accompagnato il ricordo di quel giorno, con il Prof. De Lutiis, massimo esperto italiano di stragi e consulente della commissione parlamentare sulle stragi, il giornalista del Messaggero, Saverio Occhiuto e la supervisione di Massimiliano Di Pillo, responsabile del gruppo pescarese di Espressione Libre.

La bellissima idea di Chiara Di Marco di riprendere il discorso di Pericle agli Ateniesi del 461 a.c. e di proporlo sotto forma di coro greco colpiscono molto, quelle parole hanno colpito cosi tanto da far pensare che il nostro "moderno 21° secolo" non sia altro che un moderno medio evo alla Ken Shiro (tra poco ci arriveremo, tempo di far scoppiare un altro paio di centrali nucleari).

Quelle parole non possono che far riflettere e consentire una pronta rielaborazione dei concetti di "modernità", "sviluppo", "civiltà" e "cittadinanza" naturalmente.

Vi lascio alle parole di Pericle:

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.



Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

venerdì 29 aprile 2011

Giovani del Centro Sinistra a Montesilvano riflettono: quando il Sud era ricco!

Sabato 16 aprile, a Montesilvano, in Provincia di Pescara ho organizzato un convegno: “Giovani, Sud ed Unità d'Italia”.
Con l'aiuto di Marcello Salerno, giovane docente di diritto pubblico dell'economia presso l'Università D'Annunzio di Pescara e Chieti, e di Sante Di Biase, dottore di Ricerca presso l'Università La Sapienza di Roma abbiamo affrontato tali tematiche con esposizioni storiche, giuridiche ed economiche del periodo risorgimentale. Senza l'utilizzo della retorica nazionalista.
Interventi anche politici all'incontro, come quello di Rudi Russo, coordinatore nazionale dei giovani Idv e Consigliere Regionale della Toscana; Giampiero Riccardo, coordinatore regionale dei giovani idv; Alessandro Marzoli, Vice Presidente Consiglio Comunale di Chieti del PD; Corrado Di Sante segretario provinciale Rc e Attilio Di Mattia, consigliere provinciale Idv, grazie al quale l'incontro è stato possibile.
Presenti in sala esponenti politici e di associazioni attive sul territorio, Vincenzo D'Ercole, giovani democratici di Montesilvano, Francesco Di Pasquale, PD, Camillo Sborgia, cons. prov. Pescara IDV, Senatore Alfonso Mascitelli, Giulia Mistichelli del Soha, Sante Mastandrea di Espressione Libre, Elisabetta Vespasiani, comitato Acqua Pubblica, Donatella D'Amario di Scafa Aria nostra.
Cosa è emerso dal convegno? Quali i dati più scottanti? Ecco una breve narrazione dei lavori del 16 aprile.
I moti del 1848 avevano ormai cementato in tutta la penisola l'idea di “Italia Unita” e nel 1859, un anno prima della spedizione dei mille, c'erano 7 stati in Italia.
Nel 1700 vi erano addirittura 12 stati, ridotti a 9 nel 1815 dal Congresso di Vienna che restaurò al potere le vecchie monarchie in tutta Europa.
Il Regno delle Due Sicilie, lo Stato Pontificio ed il Regno di Sardegna erano gli unici pienamente indipendenti, mentre il Regno Lombardo-Veneto, il Ducato di Modena, il Ducato di Parma ed il Gran Ducato di Toscana erano sotto la dominazione o comunque l'influenza austriaca.
La storica partenza da Quarto dei “mille”, il 6 maggio 1860, merita un piccolo chiarimento, che deve necessariamente partire da un “atto notorio” del 4 maggio dello stesso anno, quindi soli due giorni prima; con lo stesso si stabiliva la vendita temporanea di due navi della società Rubattino di Genova (il Piemonte ed il Lombardo) al Regno di Sardegna e si precisava che il beneficiario era Giuseppe Garibaldi, garanti del debito, il Re sabaudo ed il suo primo ministro, il Conte di Cavour.
Tale vicenda fa pensare che i “mille” non erano spensierati volontari ma, per la gran parte, veterani delle prime due guerre d'indipendenza; presenti anche ufficiali piemontesi in uniforme, l'armamento era quello usato nella guerra dell'anno precedente, pienamente efficiente.
Una considerazione dovuta è inerente alla Sicilia, a causa dell'odio baronale dei nobili siciliani nei confronti della Corona Borbonica residente a Napoli, la capitale del Regno delle Due Sicilie, quindi la Sicilia sarebbe stato il territorio ideale per innescare la “rivoluzione”, favoriti da un terreno fertile per via del noto astio intercorrente tra la classe dirigente sicula e quella centrale napoletana.
Essenziale, per rendere giustizia al Regno delle Due Sicilie, sarà citare alcuni dati circa la posizione economica del meridione italiano sino all'unificazione.
La riserva aurea, a garanzia della moneta circolante, al momento dell'Unità nel Regno delle Due Sicilie era di ben 443,2 in milioni di lire dell'epoca (che sarebbero equivalenti a 7302 lire odierne, o meglio sino al 2002, anno dell'emissione dell'euro e del ritiro della lira), nel Regno di Sardegna di soli 27 milioni (in Lombardia di 8,1 milioni, in Toscana di 85,2 milioni, a Parma e Piacenza di 1,2 milioni, nello Stato Pontificio 35,3 a Roma e 55,3 in Romagna, Marche ed Umbria, in Veneto di 12,7 milioni, a Modena di 0,4 milioni); su un totale di 670,4 milioni di lire a copertura della moneta emessa su tutto il territorio nazionale pre-unitario, più dei due terzi era a garanzia della moneta borbonica, del meridione, i restanti 225,2 per tutto il resto dell'Italia.
Il Regno delle Due Sicilie era ricco, alla luce di questi dati lo si può dire con certezza, anche perchè i due terzi della ricchezza erano a disposizione del solo 36,7 % della popolazione complessiva della penisola, quindi poco più di un terzo, quella del Sud.
Il debito pubblico? Il Regno di Sardegna con 5 milioni di abitanti deteneva un triste debito di ben 1271,43 milioni, il Regno delle Due Sicilie di soli 441,22 milioni, si, avete letto correttamente, una cifra inferiore a quella della ricchezza aurea. Il Sud era in attivo.
Nel 1860 nel mezzogiorno vi erano 9390 medici attivi ed il Regno delle Due Sicilie deteneva la più alta percentuale di medici rispetto alla popolazione di qualsiasi altro Stato pre unitario italiano, inutile dire che la mortalità infantile era tra le più basse, grazie anche a vaccinazioni gratuite ed obbligatorie, contro il vaiolo, istituite per legge nel 1821.
Concludo questo breve viaggio nelle Verità nascoste sul meridione italiano pre-unitario elencando qualche primato e lascio a voi le dovute riflessioni: primo telegrafo elettrico d'Italia, prima linea ferroviaria e costruzione della prima locomotiva d'Italia, prima illuminazione a gas d'Italia, primo corpo dei vigili del fuoco d'Italia, la più grande industria metalmeccanica del paese, il più grande cantiere navale ed il primo vascello a vapore del Mediterraneo, la più grande cartiera del paese, la più importante industria estrattiva di zolfo del mondo, industria conciaria seconda in Europa, primo posto per produzione agricola di molti prodotti e negli allevamenti equini, ovini e suini.
Noi giovani del Sud dobbiamo essere fieri delle nostre origini e riportare ai fasti di un tempo i nostri territori e le nostre Regioni.
La retorica nazionalista fa apparire il meridione come un territorio al tempo dell'unificazione, oppresso, da liberare, da civilizzare, cosi non era. Purtroppo questo è un arduo compito spettante alla nostra generazione.


Emanuele Mancinelli
Segretario Amministrativo Nazionale
Italia dei Valori – Dipartimento Giovani

venerdì 4 marzo 2011

PETROLIO IN ABRUZZO: RISORSA O MINACCIA?

Sabato 5 marzo dalle 9,30 l’incontro di Articolo 3 su “Petrolio in Abruzzo, risorsa o minaccia?”

Tavolo tecnico e dibattito politico sul binomio energia-ambiente

L’Associazione “Articolo 3” sabato 5 marzo affronta l’argomento con il confronto pubblico fra le due tesi, che si terrà presso la Sala Figlia di Iorio della Provincia di Pescara a partire dalle ore 9,30.

Sarà un incontro coordinato dalla Presidente dell’Associazione Antonella Allegrino, in due fasi, un vero e proprio tavolo tecnico, la prima, a cui prenderanno parte Enzo Di Salvatore, docente di Diritto Costituzionale e autore del libro “Abruzzo color petrolio”, Teodoro Calabrese, vice direttore di Confindustria Chieti e Giovanni Damiani, Presidente di Eco Istituto Abruzzo; una fase di dibattito politico, la seconda, animata invece dal consigliere regionale Idv Carlo Costantini, dall’assessore provinciale all’Ambiente Mario Lattanzio, dal sindaco di Pineto, Luciano Monticelli e dal consigliere regionale Emilio Nasuti, Presidente della Commissione Bilancio regionale.

“L’idea nasce dalla necessità di dare una risposta chiara alla comunità – illustra Antonella Allegrino, Presidente di “Articolo 3” –circa il valore della risorsa petrolifera per l’Abruzzo.

Fino ad oggi i due fronti non hanno dialogato sulla via di mezzo, ovvero su come si possa assicurare la tutela dell’ambiente sfruttando la risorsa petrolifera. Così come fino ad oggi non si è mai composto un quadro completo di tutte le risorse energetiche possibili in Abruzzo, in modo da stabilire un equilibrio, o limiti, a tutela della ricchezza più grande che abbiamo, l’ambiente.

Noi vorremmo aprire un percorso in questo senso e farlo con persone informate e competenti, che saranno certamente in grado di affrontare l’argomento in modo sereno e costruttivo”.

All’incontro sono state invitate anche le associazioni ambientaliste e non, al fine di aprire un dibattito completo sull’argomento. Inoltre sarà allestita una mostra sul tema curata da Maura Di Giulio.

All’organizzazione dell’evento ha collaborato l’Associazione Espressione Libre.

giovedì 24 febbraio 2011

UNA NUOVA IDENTITA' PER IL CENTRO SINISTRA IN ABRUZZO

Ogni qualvolta viene posta in discussione una determinata
libertà, è la libertà stessa in discussione.
(Karl Marx)


Conferenza stampa per la presentazione dell’evento “Una nuova identità per il Centro Sinistra in Abruzzo”, in programma sabato 26 febbraio 2011, a partire dalle ore 17:00, presso la Sala Consiliare del Comune di Pescara.


Da troppo tempo ormai, in particolar modo all’indomani delle bufere giudiziarie che hanno coinvolto la Giunta Regionale targata Del Turco e quella della città di Pescara con il sindaco D’Alfonso, il Centro Sinistra Abruzzese non è più riuscito ad emergere dalle sabbie mobili di una situazione imbarazzante e di una totale divisione praticamente su ogni argomento.

Nelle ultime settimane, anche in prospettiva delle ormai imminenti amministrative della prossima primavera in alcune importanti cittadine della nostra Regione, i leader del Centro Sinistra avevano iniziato, a turno, ad invocare l’apertura di un tavolo delle trattative, al fine di riprendere un discorso violentemente interrotto (vedi sopra), ma invano: nessuno prendeva seriamente l’iniziativa.

La nostra Associazione ha quindi deciso di togliere gli indugi, ideando l’incontro che oggi presentiamo, mettendosi, in pratica, al servizio sia dei Partiti che dei cittadini, i quali auspichiamo possano essere i veri protagonisti, con le loro domande da rivolgere sabato prossimo ai Segretari presenti, dell’evento.


Pescara, 24 febbraio 2011

venerdì 11 febbraio 2011

SULLA MIA VITA SCELGO IO!

A PESCARA SAREMO IN PIAZZA SACRO CUORE IL GIORNO 12 FEBBRAIO DALLE ORE 15,30!
CLICCA SUL TITOLO PER VEDERE IL VIDEO DEL COORDINATORE!

Sappiamo tutti quanto sia grave la condizione economica delle famiglie italiane in questo momento, alla quale si accompagna una tragica assenza di prospettive soprattutto dei più giovani. Gli impietosi dati Istat certificano difatti un tasso di disoccupazione giovanile che si aggira mediamente attorno al 30%. Pertanto, date queste condizioni, risollevare le sorti economiche del Paese e riparare allo scoramento giovanile deve costituire la priorità della nostra azione politica.

Dobbiamo però prestare attenzione anche ai colpi di coda che il Governo Berlusconi sta sbattendo in questi ultimi frangenti di vita, nell’intenzione di tirare disperatamente a campare. E’ proprio in questo contesto che la maggioranza parlamentare di centrodestra si appresta a chiamare il Parlamento a votare una legge illiberale sul fine vita, nota come ddl Calabrò, col subdolo fine di spaccare l’opposizione e soprattutto il Terzo Polo, notoriamente disomogeneo sui temi della laicità. In questo disegno di legge si prevede, in contrasto con le richieste di grande parte della cittadinanza, che l’alimentazione e l’idratazione forzata non possano mai formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento sanitario da parte del paziente, in riferimento ai macchinari medici che consentono artificialmente di rimanere in vita, anche per decenni, in caso di stato vegetativo permanente. E’ un chiaro rifiuto alle ragioni di fondo che spingono la cittadinanza a chiedere oggi con forza l’istituzione del cosiddetto “Testamento Biologico”.

E’ importante far sentire la nostra voce in questi giorni, perché il 9 febbraio è il giorno in cui ricorre la morte di Eluana Englaro e il Governo, provocatoriamente, ha voluto indire la “Giornata nazionale degli stati vegetativi” per ricordare, a detta loro, “una ragazza la cui vita è stata interrotta per decisione della magistratura.” I Giovani IDV credono che questo atteggiamento del Governo sia in totale dispregio delle manifestazioni di volontà circa il permanere in stato vegetativo che Eluana Englaro aveva avuto modo di esternare in vita, e che sono state accertate dalla magistratura; in totale dispregio del travaglio della famiglia che ha lottato affinché venisse affermata questa volontà senza ricorrere al “turismo del fine vita”, ma perseguendo le vie ordinarie del giudizio civile.

Oltretutto, il Governo non tiene conto della pronuncia, assai eloquente, della Corte di Cassazione che pronunciandosi su questo caso nell’ottobre 2007 ha ripercorso i principi costituzionali, le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, la legge sanitaria nazionale per quanto riguarda il consenso informato sulle persone e ha stabilito, in modo inequivocabile, che il diritto di rifiutare le cure per il futuro, cioè anche per il momento in cui non si sia più capaci d’intendere e di volere, è già un diritto radicato, anche costituzionalmente, nel nostro sistema giuridico.

Noi Giovani IDV crediamo nella libertà personale, nell’autodeterminazione dell’individuo, e nel rispetto delle convinzioni etiche di ognuno. Chiediamo perciò che ognuno possa decidere anticipatamente a quali trattamenti sanitari non essere mai sottoposto, nel rispetto di una volontà che possa maturare attraverso il consenso medico informato e che sia vincolante per lo Stato. Chiediamo dunque che ognuno possa affermare il proprio concetto di dignità e non subire quello che questa maggioranza parlamentare vuole imporre al Paese. Per questo, a partire dal 12 Febbraio, scenderemo nelle più importanti Piazze d’Italia per sensibilizzare la cittadinanza su questo grande tema.

Rudi Russo
Coordinatore Nazionale Giovani IDV