Sabato 16 aprile, a Montesilvano, in Provincia di Pescara ho organizzato un convegno: “Giovani, Sud ed Unità d'Italia”.
Con l'aiuto di Marcello Salerno, giovane docente di diritto pubblico dell'economia presso l'Università D'Annunzio di Pescara e Chieti, e di Sante Di Biase, dottore di Ricerca presso l'Università La Sapienza di Roma abbiamo affrontato tali tematiche con esposizioni storiche, giuridiche ed economiche del periodo risorgimentale. Senza l'utilizzo della retorica nazionalista.
Interventi anche politici all'incontro, come quello di Rudi Russo, coordinatore nazionale dei giovani Idv e Consigliere Regionale della Toscana; Giampiero Riccardo, coordinatore regionale dei giovani idv; Alessandro Marzoli, Vice Presidente Consiglio Comunale di Chieti del PD; Corrado Di Sante segretario provinciale Rc e Attilio Di Mattia, consigliere provinciale Idv, grazie al quale l'incontro è stato possibile.
Presenti in sala esponenti politici e di associazioni attive sul territorio, Vincenzo D'Ercole, giovani democratici di Montesilvano, Francesco Di Pasquale, PD, Camillo Sborgia, cons. prov. Pescara IDV, Senatore Alfonso Mascitelli, Giulia Mistichelli del Soha, Sante Mastandrea di Espressione Libre, Elisabetta Vespasiani, comitato Acqua Pubblica, Donatella D'Amario di Scafa Aria nostra.
Cosa è emerso dal convegno? Quali i dati più scottanti? Ecco una breve narrazione dei lavori del 16 aprile.
I moti del 1848 avevano ormai cementato in tutta la penisola l'idea di “Italia Unita” e nel 1859, un anno prima della spedizione dei mille, c'erano 7 stati in Italia.
Nel 1700 vi erano addirittura 12 stati, ridotti a 9 nel 1815 dal Congresso di Vienna che restaurò al potere le vecchie monarchie in tutta Europa.
Il Regno delle Due Sicilie, lo Stato Pontificio ed il Regno di Sardegna erano gli unici pienamente indipendenti, mentre il Regno Lombardo-Veneto, il Ducato di Modena, il Ducato di Parma ed il Gran Ducato di Toscana erano sotto la dominazione o comunque l'influenza austriaca.
La storica partenza da Quarto dei “mille”, il 6 maggio 1860, merita un piccolo chiarimento, che deve necessariamente partire da un “atto notorio” del 4 maggio dello stesso anno, quindi soli due giorni prima; con lo stesso si stabiliva la vendita temporanea di due navi della società Rubattino di Genova (il Piemonte ed il Lombardo) al Regno di Sardegna e si precisava che il beneficiario era Giuseppe Garibaldi, garanti del debito, il Re sabaudo ed il suo primo ministro, il Conte di Cavour.
Tale vicenda fa pensare che i “mille” non erano spensierati volontari ma, per la gran parte, veterani delle prime due guerre d'indipendenza; presenti anche ufficiali piemontesi in uniforme, l'armamento era quello usato nella guerra dell'anno precedente, pienamente efficiente.
Una considerazione dovuta è inerente alla Sicilia, a causa dell'odio baronale dei nobili siciliani nei confronti della Corona Borbonica residente a Napoli, la capitale del Regno delle Due Sicilie, quindi la Sicilia sarebbe stato il territorio ideale per innescare la “rivoluzione”, favoriti da un terreno fertile per via del noto astio intercorrente tra la classe dirigente sicula e quella centrale napoletana.
Essenziale, per rendere giustizia al Regno delle Due Sicilie, sarà citare alcuni dati circa la posizione economica del meridione italiano sino all'unificazione.
La riserva aurea, a garanzia della moneta circolante, al momento dell'Unità nel Regno delle Due Sicilie era di ben 443,2 in milioni di lire dell'epoca (che sarebbero equivalenti a 7302 lire odierne, o meglio sino al 2002, anno dell'emissione dell'euro e del ritiro della lira), nel Regno di Sardegna di soli 27 milioni (in Lombardia di 8,1 milioni, in Toscana di 85,2 milioni, a Parma e Piacenza di 1,2 milioni, nello Stato Pontificio 35,3 a Roma e 55,3 in Romagna, Marche ed Umbria, in Veneto di 12,7 milioni, a Modena di 0,4 milioni); su un totale di 670,4 milioni di lire a copertura della moneta emessa su tutto il territorio nazionale pre-unitario, più dei due terzi era a garanzia della moneta borbonica, del meridione, i restanti 225,2 per tutto il resto dell'Italia.
Il Regno delle Due Sicilie era ricco, alla luce di questi dati lo si può dire con certezza, anche perchè i due terzi della ricchezza erano a disposizione del solo 36,7 % della popolazione complessiva della penisola, quindi poco più di un terzo, quella del Sud.
Il debito pubblico? Il Regno di Sardegna con 5 milioni di abitanti deteneva un triste debito di ben 1271,43 milioni, il Regno delle Due Sicilie di soli 441,22 milioni, si, avete letto correttamente, una cifra inferiore a quella della ricchezza aurea. Il Sud era in attivo.
Nel 1860 nel mezzogiorno vi erano 9390 medici attivi ed il Regno delle Due Sicilie deteneva la più alta percentuale di medici rispetto alla popolazione di qualsiasi altro Stato pre unitario italiano, inutile dire che la mortalità infantile era tra le più basse, grazie anche a vaccinazioni gratuite ed obbligatorie, contro il vaiolo, istituite per legge nel 1821.
Concludo questo breve viaggio nelle Verità nascoste sul meridione italiano pre-unitario elencando qualche primato e lascio a voi le dovute riflessioni: primo telegrafo elettrico d'Italia, prima linea ferroviaria e costruzione della prima locomotiva d'Italia, prima illuminazione a gas d'Italia, primo corpo dei vigili del fuoco d'Italia, la più grande industria metalmeccanica del paese, il più grande cantiere navale ed il primo vascello a vapore del Mediterraneo, la più grande cartiera del paese, la più importante industria estrattiva di zolfo del mondo, industria conciaria seconda in Europa, primo posto per produzione agricola di molti prodotti e negli allevamenti equini, ovini e suini.
Noi giovani del Sud dobbiamo essere fieri delle nostre origini e riportare ai fasti di un tempo i nostri territori e le nostre Regioni.
La retorica nazionalista fa apparire il meridione come un territorio al tempo dell'unificazione, oppresso, da liberare, da civilizzare, cosi non era. Purtroppo questo è un arduo compito spettante alla nostra generazione.
Emanuele Mancinelli
Segretario Amministrativo Nazionale
Italia dei Valori – Dipartimento Giovani
"Credo che il futuro non sia altro che il frutto del lavoro nel presente tenendo memoria del passato."
venerdì 29 aprile 2011
venerdì 4 marzo 2011
PETROLIO IN ABRUZZO: RISORSA O MINACCIA?
Sabato 5 marzo dalle 9,30 l’incontro di Articolo 3 su “Petrolio in Abruzzo, risorsa o minaccia?”
Tavolo tecnico e dibattito politico sul binomio energia-ambiente
L’Associazione “Articolo 3” sabato 5 marzo affronta l’argomento con il confronto pubblico fra le due tesi, che si terrà presso la Sala Figlia di Iorio della Provincia di Pescara a partire dalle ore 9,30.
Sarà un incontro coordinato dalla Presidente dell’Associazione Antonella Allegrino, in due fasi, un vero e proprio tavolo tecnico, la prima, a cui prenderanno parte Enzo Di Salvatore, docente di Diritto Costituzionale e autore del libro “Abruzzo color petrolio”, Teodoro Calabrese, vice direttore di Confindustria Chieti e Giovanni Damiani, Presidente di Eco Istituto Abruzzo; una fase di dibattito politico, la seconda, animata invece dal consigliere regionale Idv Carlo Costantini, dall’assessore provinciale all’Ambiente Mario Lattanzio, dal sindaco di Pineto, Luciano Monticelli e dal consigliere regionale Emilio Nasuti, Presidente della Commissione Bilancio regionale.
“L’idea nasce dalla necessità di dare una risposta chiara alla comunità – illustra Antonella Allegrino, Presidente di “Articolo 3” –circa il valore della risorsa petrolifera per l’Abruzzo.
Fino ad oggi i due fronti non hanno dialogato sulla via di mezzo, ovvero su come si possa assicurare la tutela dell’ambiente sfruttando la risorsa petrolifera. Così come fino ad oggi non si è mai composto un quadro completo di tutte le risorse energetiche possibili in Abruzzo, in modo da stabilire un equilibrio, o limiti, a tutela della ricchezza più grande che abbiamo, l’ambiente.
Noi vorremmo aprire un percorso in questo senso e farlo con persone informate e competenti, che saranno certamente in grado di affrontare l’argomento in modo sereno e costruttivo”.
All’incontro sono state invitate anche le associazioni ambientaliste e non, al fine di aprire un dibattito completo sull’argomento. Inoltre sarà allestita una mostra sul tema curata da Maura Di Giulio.
All’organizzazione dell’evento ha collaborato l’Associazione Espressione Libre.
Tavolo tecnico e dibattito politico sul binomio energia-ambiente
L’Associazione “Articolo 3” sabato 5 marzo affronta l’argomento con il confronto pubblico fra le due tesi, che si terrà presso la Sala Figlia di Iorio della Provincia di Pescara a partire dalle ore 9,30.
Sarà un incontro coordinato dalla Presidente dell’Associazione Antonella Allegrino, in due fasi, un vero e proprio tavolo tecnico, la prima, a cui prenderanno parte Enzo Di Salvatore, docente di Diritto Costituzionale e autore del libro “Abruzzo color petrolio”, Teodoro Calabrese, vice direttore di Confindustria Chieti e Giovanni Damiani, Presidente di Eco Istituto Abruzzo; una fase di dibattito politico, la seconda, animata invece dal consigliere regionale Idv Carlo Costantini, dall’assessore provinciale all’Ambiente Mario Lattanzio, dal sindaco di Pineto, Luciano Monticelli e dal consigliere regionale Emilio Nasuti, Presidente della Commissione Bilancio regionale.
“L’idea nasce dalla necessità di dare una risposta chiara alla comunità – illustra Antonella Allegrino, Presidente di “Articolo 3” –circa il valore della risorsa petrolifera per l’Abruzzo.
Fino ad oggi i due fronti non hanno dialogato sulla via di mezzo, ovvero su come si possa assicurare la tutela dell’ambiente sfruttando la risorsa petrolifera. Così come fino ad oggi non si è mai composto un quadro completo di tutte le risorse energetiche possibili in Abruzzo, in modo da stabilire un equilibrio, o limiti, a tutela della ricchezza più grande che abbiamo, l’ambiente.
Noi vorremmo aprire un percorso in questo senso e farlo con persone informate e competenti, che saranno certamente in grado di affrontare l’argomento in modo sereno e costruttivo”.
All’incontro sono state invitate anche le associazioni ambientaliste e non, al fine di aprire un dibattito completo sull’argomento. Inoltre sarà allestita una mostra sul tema curata da Maura Di Giulio.
All’organizzazione dell’evento ha collaborato l’Associazione Espressione Libre.
giovedì 24 febbraio 2011
UNA NUOVA IDENTITA' PER IL CENTRO SINISTRA IN ABRUZZO
Ogni qualvolta viene posta in discussione una determinata
libertà, è la libertà stessa in discussione.
(Karl Marx)
Conferenza stampa per la presentazione dell’evento “Una nuova identità per il Centro Sinistra in Abruzzo”, in programma sabato 26 febbraio 2011, a partire dalle ore 17:00, presso la Sala Consiliare del Comune di Pescara.
Da troppo tempo ormai, in particolar modo all’indomani delle bufere giudiziarie che hanno coinvolto la Giunta Regionale targata Del Turco e quella della città di Pescara con il sindaco D’Alfonso, il Centro Sinistra Abruzzese non è più riuscito ad emergere dalle sabbie mobili di una situazione imbarazzante e di una totale divisione praticamente su ogni argomento.
Nelle ultime settimane, anche in prospettiva delle ormai imminenti amministrative della prossima primavera in alcune importanti cittadine della nostra Regione, i leader del Centro Sinistra avevano iniziato, a turno, ad invocare l’apertura di un tavolo delle trattative, al fine di riprendere un discorso violentemente interrotto (vedi sopra), ma invano: nessuno prendeva seriamente l’iniziativa.
La nostra Associazione ha quindi deciso di togliere gli indugi, ideando l’incontro che oggi presentiamo, mettendosi, in pratica, al servizio sia dei Partiti che dei cittadini, i quali auspichiamo possano essere i veri protagonisti, con le loro domande da rivolgere sabato prossimo ai Segretari presenti, dell’evento.
Pescara, 24 febbraio 2011
libertà, è la libertà stessa in discussione.
(Karl Marx)
Conferenza stampa per la presentazione dell’evento “Una nuova identità per il Centro Sinistra in Abruzzo”, in programma sabato 26 febbraio 2011, a partire dalle ore 17:00, presso la Sala Consiliare del Comune di Pescara.
Da troppo tempo ormai, in particolar modo all’indomani delle bufere giudiziarie che hanno coinvolto la Giunta Regionale targata Del Turco e quella della città di Pescara con il sindaco D’Alfonso, il Centro Sinistra Abruzzese non è più riuscito ad emergere dalle sabbie mobili di una situazione imbarazzante e di una totale divisione praticamente su ogni argomento.
Nelle ultime settimane, anche in prospettiva delle ormai imminenti amministrative della prossima primavera in alcune importanti cittadine della nostra Regione, i leader del Centro Sinistra avevano iniziato, a turno, ad invocare l’apertura di un tavolo delle trattative, al fine di riprendere un discorso violentemente interrotto (vedi sopra), ma invano: nessuno prendeva seriamente l’iniziativa.
La nostra Associazione ha quindi deciso di togliere gli indugi, ideando l’incontro che oggi presentiamo, mettendosi, in pratica, al servizio sia dei Partiti che dei cittadini, i quali auspichiamo possano essere i veri protagonisti, con le loro domande da rivolgere sabato prossimo ai Segretari presenti, dell’evento.
Pescara, 24 febbraio 2011
venerdì 11 febbraio 2011
SULLA MIA VITA SCELGO IO!
A PESCARA SAREMO IN PIAZZA SACRO CUORE IL GIORNO 12 FEBBRAIO DALLE ORE 15,30!
CLICCA SUL TITOLO PER VEDERE IL VIDEO DEL COORDINATORE!
Sappiamo tutti quanto sia grave la condizione economica delle famiglie italiane in questo momento, alla quale si accompagna una tragica assenza di prospettive soprattutto dei più giovani. Gli impietosi dati Istat certificano difatti un tasso di disoccupazione giovanile che si aggira mediamente attorno al 30%. Pertanto, date queste condizioni, risollevare le sorti economiche del Paese e riparare allo scoramento giovanile deve costituire la priorità della nostra azione politica.
Dobbiamo però prestare attenzione anche ai colpi di coda che il Governo Berlusconi sta sbattendo in questi ultimi frangenti di vita, nell’intenzione di tirare disperatamente a campare. E’ proprio in questo contesto che la maggioranza parlamentare di centrodestra si appresta a chiamare il Parlamento a votare una legge illiberale sul fine vita, nota come ddl Calabrò, col subdolo fine di spaccare l’opposizione e soprattutto il Terzo Polo, notoriamente disomogeneo sui temi della laicità. In questo disegno di legge si prevede, in contrasto con le richieste di grande parte della cittadinanza, che l’alimentazione e l’idratazione forzata non possano mai formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento sanitario da parte del paziente, in riferimento ai macchinari medici che consentono artificialmente di rimanere in vita, anche per decenni, in caso di stato vegetativo permanente. E’ un chiaro rifiuto alle ragioni di fondo che spingono la cittadinanza a chiedere oggi con forza l’istituzione del cosiddetto “Testamento Biologico”.
E’ importante far sentire la nostra voce in questi giorni, perché il 9 febbraio è il giorno in cui ricorre la morte di Eluana Englaro e il Governo, provocatoriamente, ha voluto indire la “Giornata nazionale degli stati vegetativi” per ricordare, a detta loro, “una ragazza la cui vita è stata interrotta per decisione della magistratura.” I Giovani IDV credono che questo atteggiamento del Governo sia in totale dispregio delle manifestazioni di volontà circa il permanere in stato vegetativo che Eluana Englaro aveva avuto modo di esternare in vita, e che sono state accertate dalla magistratura; in totale dispregio del travaglio della famiglia che ha lottato affinché venisse affermata questa volontà senza ricorrere al “turismo del fine vita”, ma perseguendo le vie ordinarie del giudizio civile.
Oltretutto, il Governo non tiene conto della pronuncia, assai eloquente, della Corte di Cassazione che pronunciandosi su questo caso nell’ottobre 2007 ha ripercorso i principi costituzionali, le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, la legge sanitaria nazionale per quanto riguarda il consenso informato sulle persone e ha stabilito, in modo inequivocabile, che il diritto di rifiutare le cure per il futuro, cioè anche per il momento in cui non si sia più capaci d’intendere e di volere, è già un diritto radicato, anche costituzionalmente, nel nostro sistema giuridico.
Noi Giovani IDV crediamo nella libertà personale, nell’autodeterminazione dell’individuo, e nel rispetto delle convinzioni etiche di ognuno. Chiediamo perciò che ognuno possa decidere anticipatamente a quali trattamenti sanitari non essere mai sottoposto, nel rispetto di una volontà che possa maturare attraverso il consenso medico informato e che sia vincolante per lo Stato. Chiediamo dunque che ognuno possa affermare il proprio concetto di dignità e non subire quello che questa maggioranza parlamentare vuole imporre al Paese. Per questo, a partire dal 12 Febbraio, scenderemo nelle più importanti Piazze d’Italia per sensibilizzare la cittadinanza su questo grande tema.
Rudi Russo
Coordinatore Nazionale Giovani IDV
CLICCA SUL TITOLO PER VEDERE IL VIDEO DEL COORDINATORE!
Sappiamo tutti quanto sia grave la condizione economica delle famiglie italiane in questo momento, alla quale si accompagna una tragica assenza di prospettive soprattutto dei più giovani. Gli impietosi dati Istat certificano difatti un tasso di disoccupazione giovanile che si aggira mediamente attorno al 30%. Pertanto, date queste condizioni, risollevare le sorti economiche del Paese e riparare allo scoramento giovanile deve costituire la priorità della nostra azione politica.
Dobbiamo però prestare attenzione anche ai colpi di coda che il Governo Berlusconi sta sbattendo in questi ultimi frangenti di vita, nell’intenzione di tirare disperatamente a campare. E’ proprio in questo contesto che la maggioranza parlamentare di centrodestra si appresta a chiamare il Parlamento a votare una legge illiberale sul fine vita, nota come ddl Calabrò, col subdolo fine di spaccare l’opposizione e soprattutto il Terzo Polo, notoriamente disomogeneo sui temi della laicità. In questo disegno di legge si prevede, in contrasto con le richieste di grande parte della cittadinanza, che l’alimentazione e l’idratazione forzata non possano mai formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento sanitario da parte del paziente, in riferimento ai macchinari medici che consentono artificialmente di rimanere in vita, anche per decenni, in caso di stato vegetativo permanente. E’ un chiaro rifiuto alle ragioni di fondo che spingono la cittadinanza a chiedere oggi con forza l’istituzione del cosiddetto “Testamento Biologico”.
E’ importante far sentire la nostra voce in questi giorni, perché il 9 febbraio è il giorno in cui ricorre la morte di Eluana Englaro e il Governo, provocatoriamente, ha voluto indire la “Giornata nazionale degli stati vegetativi” per ricordare, a detta loro, “una ragazza la cui vita è stata interrotta per decisione della magistratura.” I Giovani IDV credono che questo atteggiamento del Governo sia in totale dispregio delle manifestazioni di volontà circa il permanere in stato vegetativo che Eluana Englaro aveva avuto modo di esternare in vita, e che sono state accertate dalla magistratura; in totale dispregio del travaglio della famiglia che ha lottato affinché venisse affermata questa volontà senza ricorrere al “turismo del fine vita”, ma perseguendo le vie ordinarie del giudizio civile.
Oltretutto, il Governo non tiene conto della pronuncia, assai eloquente, della Corte di Cassazione che pronunciandosi su questo caso nell’ottobre 2007 ha ripercorso i principi costituzionali, le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, la legge sanitaria nazionale per quanto riguarda il consenso informato sulle persone e ha stabilito, in modo inequivocabile, che il diritto di rifiutare le cure per il futuro, cioè anche per il momento in cui non si sia più capaci d’intendere e di volere, è già un diritto radicato, anche costituzionalmente, nel nostro sistema giuridico.
Noi Giovani IDV crediamo nella libertà personale, nell’autodeterminazione dell’individuo, e nel rispetto delle convinzioni etiche di ognuno. Chiediamo perciò che ognuno possa decidere anticipatamente a quali trattamenti sanitari non essere mai sottoposto, nel rispetto di una volontà che possa maturare attraverso il consenso medico informato e che sia vincolante per lo Stato. Chiediamo dunque che ognuno possa affermare il proprio concetto di dignità e non subire quello che questa maggioranza parlamentare vuole imporre al Paese. Per questo, a partire dal 12 Febbraio, scenderemo nelle più importanti Piazze d’Italia per sensibilizzare la cittadinanza su questo grande tema.
Rudi Russo
Coordinatore Nazionale Giovani IDV
giovedì 10 febbraio 2011
Montesilvano. Referendum Acqua e nucleare. Oscuramento mediatico. Le tre posizioni RC, PD e IDV
DA WWW.GIORNALEDIMONTESILVANO.IT
Tra pochi mesi, data ancora da fissare, si voterà per il referndum sull'acqua e sul nucleare ma, come sostengono "i compagni" di Rifondazione Comunista, "la maggior parte delle persone non lo sanno" - Ieri a Montesilvano, 4° città d'Abruzzo, Corrado Di Sante, coordinatore provinciale di Pescara del partito ha tenuto una conferenza per spiegare le ragioni del referendum e l'importanza di raggiungere il quorum il giorno della votazione.
Anche se dalla stessa parte, RC, PD e IDv, hanno posizioni distanti sul referendum sull'acqua.
Cerchiamo di capire i motivi del referendum, il decreto Ronchi, le tre posizioni e le ragioni dell'oscuramento modiatico.
Nella sala consiliare di Montesilvano erano presenti in molti ieri pomeriggio, alla prima riunione indetta da Corrado Di Sante, coord. Prov. Pescara, Rifondazione comunista, per discutere sulla campagna referendaria sull'Acqua, contro il nucleare e, ancora in forse, il legittimo impedimento.
Oltre al coordinatore regionale, Racaniello dei Cobas, il consigliere Odoardi di Montesilvano, Enrico Di Paola, ex cons. Provinciale di Pescara, tanti cittadini volenterosi, sono stati invitati Giancarlo Castorani del Sel, Attilio Di Mattia, coord. locale IDV, nonchè cons. provinciale, Luigi Beccia "padre del PD" di Montesilvano.
La campagna verrrà finanziata con due modalità, la classica forma della donazione e la sottoscrizione: "scommessa sul raggiungimento del quorum nel referendum, - illustra Di Sante - il rimborso politico dello Stato, sarà restituito ai cittadini che hanno creduto nella campagna."
Il primo argomento trattato dal Coordinato è stato quello sulla campagna referendaria sull'acqua. " Il decreto Ronchi permettendo alle Spa di commercializzare sull'acqua, introduce un aumento, che va dal 7% al 14 % da destinare al guadagno della multinazionale."
Cosa significa?
"Noi già paghiamo una bolletta maggiorata per far guadagnare le Spa che investono."
"Il referendum, votando sì, chiede di abrogare questa forma partecipata sul bene comune qual è l'acqua e far sì che si ritorni a forme pubbliche di gestione, escludendo le private."
"Intanto, nel Milleproroghe, discusso in commissione, il PD e IDV hanno opposto alcuni emendamenti contro il decreto Ronchi" Informa Di Sante.
"Il 26 marzo ci sarà una manifestazione - ha annunciato il coordinatore- in piazza per difendere l'Acqua, contro il nucleare, per la democrazia".
"Lo scopo della campagna - ha spiegato -che stiamo per iniziare è quello di raggiungere il quorum al referendum."
Racaniello dei Cobas Abruzzo ha mostrato scetticità verso lo strumento referendario "questo governo pare essere insensibile ai temi che toccano finanza e economia. - Ha aggiunto Racaniello - Il mezzo più importante che viene usato è l'oscuramento mediatico; bisogna lavorare per divulgare. "
"Purtroppo - ha detto Di Sante - in molti ignorano che ci sia questo referendum così importante in ballo. E le testate più importanti del Paese non sono interessate a propagandare e informare sull'argonto perchè hanno interessi personali che vanno in conflitto".
Il secondo quesito del referendum è relativo al nucleare, pur essendoci stato già nel 1987, che escludeva le centrali in Italia, denuclearizzando i Communi, questo referendum diventa fondamentale per tenere fede a una scelta già espressa dagli italiani. "Basta con il Nucleare".
A chi sostiene che "le centrali non sono un pericolo per la società e fanno risparmiare sulle utenze, son ovunque, Francia, ne è un esempio, non ci sno più i pericoli di scoppio", Rifondazione Comunista, IDV, PD e Sel ricordano che il problema autentico, quello che spaventa, è lo smaltimento delle scorie.
Lo scoppio di una centrale è un alea, ma le scorie sono certezza perchè verrebbero prodotte quotidianamente e dovranno essere messe da qualche parte, almeno quella percentuale che non è possibile trattare.
Luigi Beccia, PD di Montesilvano aderirà con la sua sezione a questa campagna referendaria per la raccolta firme, anche se " Il partito centrale ha dei dubbi sullo strumento referendario, ma noi aderiamo".
Attilio Di MAttia riferisce che " IDV non vuole abrogare tutto il Decreto Ronchi ma solo la parte che consente l'esclusivo affidamento della gestione al privato".
Emanuele Mancinelli, dirigente nazionale dei Giovani di Italia dei Valori, contattato telefonicamente ha chiarito meglio la differenza di posizione tra il Forum dell'Acqua, indetto da R.C., e la proposta di IDV: "La differenza fondamentale con i quesiti del FORUM è dunque questa: chiedono di abrogare tutta la legislazione che ha favorito i processi di privatizzazione, compreso l’art. 150 del d. legislativo 152/2006, per aprire la strada alla ripubblicizzazione del servizio idrico. - Sottolinea Mancinelli - Noi dell'Italia dei Valori non vogliamo consentire l'affidamento esclusivo ad aziende private ma allo stesso tempo non escludere definitivamente e totalmente la possibilità di ricorrere ai privati per l'espletamento dei servizi."
In ogni caso l'informazione sull'argomento è molto importante e questo giornale non la oscurerà.
Tra pochi mesi, data ancora da fissare, si voterà per il referndum sull'acqua e sul nucleare ma, come sostengono "i compagni" di Rifondazione Comunista, "la maggior parte delle persone non lo sanno" - Ieri a Montesilvano, 4° città d'Abruzzo, Corrado Di Sante, coordinatore provinciale di Pescara del partito ha tenuto una conferenza per spiegare le ragioni del referendum e l'importanza di raggiungere il quorum il giorno della votazione.
Anche se dalla stessa parte, RC, PD e IDv, hanno posizioni distanti sul referendum sull'acqua.
Cerchiamo di capire i motivi del referendum, il decreto Ronchi, le tre posizioni e le ragioni dell'oscuramento modiatico.
Nella sala consiliare di Montesilvano erano presenti in molti ieri pomeriggio, alla prima riunione indetta da Corrado Di Sante, coord. Prov. Pescara, Rifondazione comunista, per discutere sulla campagna referendaria sull'Acqua, contro il nucleare e, ancora in forse, il legittimo impedimento.
Oltre al coordinatore regionale, Racaniello dei Cobas, il consigliere Odoardi di Montesilvano, Enrico Di Paola, ex cons. Provinciale di Pescara, tanti cittadini volenterosi, sono stati invitati Giancarlo Castorani del Sel, Attilio Di Mattia, coord. locale IDV, nonchè cons. provinciale, Luigi Beccia "padre del PD" di Montesilvano.
La campagna verrrà finanziata con due modalità, la classica forma della donazione e la sottoscrizione: "scommessa sul raggiungimento del quorum nel referendum, - illustra Di Sante - il rimborso politico dello Stato, sarà restituito ai cittadini che hanno creduto nella campagna."
Il primo argomento trattato dal Coordinato è stato quello sulla campagna referendaria sull'acqua. " Il decreto Ronchi permettendo alle Spa di commercializzare sull'acqua, introduce un aumento, che va dal 7% al 14 % da destinare al guadagno della multinazionale."
Cosa significa?
"Noi già paghiamo una bolletta maggiorata per far guadagnare le Spa che investono."
"Il referendum, votando sì, chiede di abrogare questa forma partecipata sul bene comune qual è l'acqua e far sì che si ritorni a forme pubbliche di gestione, escludendo le private."
"Intanto, nel Milleproroghe, discusso in commissione, il PD e IDV hanno opposto alcuni emendamenti contro il decreto Ronchi" Informa Di Sante.
"Il 26 marzo ci sarà una manifestazione - ha annunciato il coordinatore- in piazza per difendere l'Acqua, contro il nucleare, per la democrazia".
"Lo scopo della campagna - ha spiegato -che stiamo per iniziare è quello di raggiungere il quorum al referendum."
Racaniello dei Cobas Abruzzo ha mostrato scetticità verso lo strumento referendario "questo governo pare essere insensibile ai temi che toccano finanza e economia. - Ha aggiunto Racaniello - Il mezzo più importante che viene usato è l'oscuramento mediatico; bisogna lavorare per divulgare. "
"Purtroppo - ha detto Di Sante - in molti ignorano che ci sia questo referendum così importante in ballo. E le testate più importanti del Paese non sono interessate a propagandare e informare sull'argonto perchè hanno interessi personali che vanno in conflitto".
Il secondo quesito del referendum è relativo al nucleare, pur essendoci stato già nel 1987, che escludeva le centrali in Italia, denuclearizzando i Communi, questo referendum diventa fondamentale per tenere fede a una scelta già espressa dagli italiani. "Basta con il Nucleare".
A chi sostiene che "le centrali non sono un pericolo per la società e fanno risparmiare sulle utenze, son ovunque, Francia, ne è un esempio, non ci sno più i pericoli di scoppio", Rifondazione Comunista, IDV, PD e Sel ricordano che il problema autentico, quello che spaventa, è lo smaltimento delle scorie.
Lo scoppio di una centrale è un alea, ma le scorie sono certezza perchè verrebbero prodotte quotidianamente e dovranno essere messe da qualche parte, almeno quella percentuale che non è possibile trattare.
Luigi Beccia, PD di Montesilvano aderirà con la sua sezione a questa campagna referendaria per la raccolta firme, anche se " Il partito centrale ha dei dubbi sullo strumento referendario, ma noi aderiamo".
Attilio Di MAttia riferisce che " IDV non vuole abrogare tutto il Decreto Ronchi ma solo la parte che consente l'esclusivo affidamento della gestione al privato".
Emanuele Mancinelli, dirigente nazionale dei Giovani di Italia dei Valori, contattato telefonicamente ha chiarito meglio la differenza di posizione tra il Forum dell'Acqua, indetto da R.C., e la proposta di IDV: "La differenza fondamentale con i quesiti del FORUM è dunque questa: chiedono di abrogare tutta la legislazione che ha favorito i processi di privatizzazione, compreso l’art. 150 del d. legislativo 152/2006, per aprire la strada alla ripubblicizzazione del servizio idrico. - Sottolinea Mancinelli - Noi dell'Italia dei Valori non vogliamo consentire l'affidamento esclusivo ad aziende private ma allo stesso tempo non escludere definitivamente e totalmente la possibilità di ricorrere ai privati per l'espletamento dei servizi."
In ogni caso l'informazione sull'argomento è molto importante e questo giornale non la oscurerà.
giovedì 27 gennaio 2011
ESPRESSIONE LIBRE: CONTRO GASPARRI ED I PRETORIANI DEL 21° SECOLO!
"L'Associazione Espressione Libre, scossa dagli ultimi eventi che macchiano d'immoralità il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si riunirà dinanzi il marciapiede antistante il Cinema Massimo a Pescara, venerdi 28 gennaio, alle ore 17,30, per manifestare il proprio dissenso al Senatore Gasparri ed agli altri esponenti del PDL presenti per l'occasione di un convegno organizzato da Lorenzo Sospiri e che vedrà presente anche il Governatore Chiodi." Dichiara Fabio Rosica, Presidente dell'Associazione.
"E' importante ricordare che la notte tra il 27 ed il 28 maggio 2010, il premier telefonò al capo di gabinetto della Questura, Dott. Pietro Ostuni per chiedere l'affidamento di Karima El Mahroug a Nicole Minetti, asserendo che la giovane marocchina accusata di furto fosse la nipote del Presidente egiziano Mubarak e pochi giorni dopo, prevedendo il "pateracchio", il Senatore Roberto Centaro, Vice Presidente della Commissione permanete II Giustizia, presentò, insieme ad alcuni colleghi del "Partito dell'Amore di Silvio Berlusconi" l'emendamento 1707 al ddl sulle intercettazioni, che prevedeva una variazione dell'art. 380 del codice di procedura penale ed introduceva la fattispecie di "violenza sessuale di lieve entità' nei confronti di minori"; senza però specificare in cosa consistesse, una violenza sessuale "di lieve entità" nei confronti di un bambino." Afferma Emanuele Mancinelli, di Espressione Libre e prosegue: "il vero obiettivo, probabilmente per creare una precauzione giuridica al vizietto del premier, era quello di escludere l'arresto in flagranza per chi se ne rendesse responsabile. Il primo firmatario dell'emendamento? Il Senatore Maurizio Gasparri presidente del gruppo parlamentare del PDL al Senato della Repubblica. Per fortuna il provvedimento destò scandalo ed un mese dopo, nel giugno 2010 venne ritirato".
"Sarà una manifestazione pacifica e colorata". Chiosa Massimiliano Di Pillo, delle Agende Rosse Abruzzo. "Tutti devono sapere che questo Governo e questa maggioranza è arroccata sul premier come una testuggine di pretoriani fà scudo sul proprio imperatore" e prosegue, come possono occuparsi dei problemi dei cittadini italiani?"
"Dall'Università arriverà forte il grido dei giovani, stufi di vedere ogni giorno stuprata la loro dignità di italiani" tuona Antonio Mancini, Rappresentante degli studenti alla D'Annunzio.
Ricorda infine Mancinelli che l'Associazione ha già ricevuto adesioni da tantissimi giovani impegnati in politica e provenienti da diverse realtà partitiche, da altre Associazioni e componenti della Società Civile e conclude: "chiediamo a gran voce le dimissioni del premier ed il ritiro dalla politica attiva del Senatore Gasparri e degli altri pretoriani".
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Associazione Espressione Libre
"E' importante ricordare che la notte tra il 27 ed il 28 maggio 2010, il premier telefonò al capo di gabinetto della Questura, Dott. Pietro Ostuni per chiedere l'affidamento di Karima El Mahroug a Nicole Minetti, asserendo che la giovane marocchina accusata di furto fosse la nipote del Presidente egiziano Mubarak e pochi giorni dopo, prevedendo il "pateracchio", il Senatore Roberto Centaro, Vice Presidente della Commissione permanete II Giustizia, presentò, insieme ad alcuni colleghi del "Partito dell'Amore di Silvio Berlusconi" l'emendamento 1707 al ddl sulle intercettazioni, che prevedeva una variazione dell'art. 380 del codice di procedura penale ed introduceva la fattispecie di "violenza sessuale di lieve entità' nei confronti di minori"; senza però specificare in cosa consistesse, una violenza sessuale "di lieve entità" nei confronti di un bambino." Afferma Emanuele Mancinelli, di Espressione Libre e prosegue: "il vero obiettivo, probabilmente per creare una precauzione giuridica al vizietto del premier, era quello di escludere l'arresto in flagranza per chi se ne rendesse responsabile. Il primo firmatario dell'emendamento? Il Senatore Maurizio Gasparri presidente del gruppo parlamentare del PDL al Senato della Repubblica. Per fortuna il provvedimento destò scandalo ed un mese dopo, nel giugno 2010 venne ritirato".
"Sarà una manifestazione pacifica e colorata". Chiosa Massimiliano Di Pillo, delle Agende Rosse Abruzzo. "Tutti devono sapere che questo Governo e questa maggioranza è arroccata sul premier come una testuggine di pretoriani fà scudo sul proprio imperatore" e prosegue, come possono occuparsi dei problemi dei cittadini italiani?"
"Dall'Università arriverà forte il grido dei giovani, stufi di vedere ogni giorno stuprata la loro dignità di italiani" tuona Antonio Mancini, Rappresentante degli studenti alla D'Annunzio.
Ricorda infine Mancinelli che l'Associazione ha già ricevuto adesioni da tantissimi giovani impegnati in politica e provenienti da diverse realtà partitiche, da altre Associazioni e componenti della Società Civile e conclude: "chiediamo a gran voce le dimissioni del premier ed il ritiro dalla politica attiva del Senatore Gasparri e degli altri pretoriani".
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Associazione Espressione Libre
mercoledì 20 gennaio 2010
Congresso Giovani IDV: tra eversivi e prescelti.
Cari Amici,
era il giugno 2007, dopo circa tre mesi di militanza virtuale sul forum del GIV, dove discutevo e dibattevo con Gennaro, Alessandro, Tommaso, Gianna e company, ho deciso di aderire all'Italia dei Valori.
L'8 Settembre 2007, contribuisco ad organizzare il V-Day con gli amici di Beppe Grillo.
Il 14, 15 e 16 Settembre ho partecipato alla "Scuola di Formazione Politica di Acquasparta", con la splendida regia di Leoluca Orlando e la partecipazione di tutti i dirigenti nazionali del GIV ed i Parlamentari (quasi tutti) di IDV.
Un incontro dove il libero dibattito su tanti e tanti temi d'interesse generale ha coinvolto tutti i presenti. Ricordo il "contrasto costruttivo" che si è venuto a creare, dopo il mio question time, tra me e gli Onorevoli Palomba e Orlando, dove supportato dagli altri ragazzi facevo venir fuori con coraggio l'identità LAICA dei giovani iscritti al Partito di Di Pietro.
Dibattere su tematiche importanti con "teste pensanti" come Leoluca Orlando (sull'Etica), Carlo Costantini (sulle Istituzioni e le Riforme), Antonio Di Pietro (sulla politica del nostro Partito), l'On. Evangelisti (sulla politica estera) è stata una gran bella soddisfazione perchè sentivo poterlo fare (nel GIV) liberamente.
Da quell'incontro inizio la mia avventura come Coordinatore Provinciale di Pescara del GIV che terminerà a distanza di un anno esatto, a Settembre 2008.
Un anno dove ho cercato di portare la "microitaliadeivalori" in tutti gli ambienti possibli ed immaginabili; eletto Rappresentante degli Studenti al CUS dell'Università degli Studi di Teramo, sono stato candidato al Comune come riempilista ed ho lavorato nei due mesi di campagna elettorale per l'On. Carlo Costantini, ho formato un gruppo, abbiamo posto in essere iniziative come la raccolta firme PRO-DE MAGISTRIS, la festa danzante di fine campagna elettorale, la partecipazione organizzativa per il V-DAY2 con gli Amici di Beppe Grillo, la visione di documentari in sede, la creazione di Espresione Libre, un giornalino universitario che ora è divenuto Associazione Culturale e che vede quattro copie pubblicate nel 2008, di cui ricordo quella in occasione delle Regionali di Dicembre 2008 dove abbiam cercato di aiutare in modo giovane e negli ambienti universitari, il candidato Presidente Carlo Costantini.
Insomma, se i giovani non si avvicinano al Partito, mi son detto, lo porto io il Partito a loro!
Giugno 2008, primo successo da Rappresentante degli studenti: manuntenzione del manto erboso al campo di calcio a 5...un anno di pressioni svolte dal sottoscritto, per un risultato che sembra mediocre, vi posso assicurare che per il nostro bistrattato e definanziato CUS non lo è!
A Luglio Bellaria 2008, 1°Forum Giovani IDV, splendida Kermesse, partecipo al gruppo Istruzione-Lavoro-Meritocrazia, intervengo sulle politiche universitarie e stringo nuove amicizie fondate sulla stima con tanti ragazzi di tante regioni, l'Abruzzo partecipa numeroso, con ragazzi di tutte e quattro le provincie, con la folta delegazione Pescarese (circa 20 giovani su 40) da me guidata.
Dopo gli splendidi risultati ottenuti, Antonio Imperi, Coordinatore Regionale del (non più GIV) Dipartimento Politiche Giovanili IDV mi chiede di affiancarlo come suo Vice.
Lavoro come menbro dello Staff Organizzativo per "Carlo Costantini Presidente Regione Abruzzo" insieme a tanti altri giovani: Lorenzo De Filippis, Lea Del Greco, Francesca Paolucci, Enrica Taresco ed Emilia Paolini. Luca Aceto ed Antonio Imperi, vigili controllori della rete.
Come dimenticare l'arricchimento professionale avuto dalla collaborazione in più occasioni con Luca Eleuteri della Casaleggio o con Claudio Messora (alias Byoblu).
Ma anche i ragazzi venuti a darci una mano da Roma e i "saggi dal cuore giovane": Ida Caporizzi, Enrico Busiello, Enzo D'Andreamatteo e Pino Cicchini. Quest'ultimo farò della Segreteria Regionale IDV.
Siamo sconfitti ma non importa. Abbiamo, come IDV, come Carlo Costantini, risalito il burrone dove il Partito Democratico aveva fatto precipitare il Centro-Sinistra Abruzzese, il 43% contro il 48% del Centro-Destra...abbiamo costretto il super favorito a vincere con la maggioranza relativa, l'IDV è al 15%, per noi è comunque una vittoria!
Il 2009, un anno particolare, tante soddisfazioni e tante delusioni, che si susseguono con alternanza vertiginosa. Mai un festeggiamento pieno e duraturo, mai una delusione senza risvolti positivi.
2 Maggio 2009, Provincia di Pescara, con Luca Pantaleo organizzo un convegno per ricordare ed esaltare la nostra Carta Costituzionale: 40 attenti cittadini hanno ascoltato il Prof. Goussot (per alcuni foggiani Gussotti), il Dott. Di Salvatore e l'On. Carlo Costantini con la splendida moderazione dell'Avv. Antonello Salce.
8 Maggio 2009, Università di Teramo: "La Costituzione della Maggioranza", con Marco Travaglio e Carlo Vulpio e lo straordinario aiuto del Dott. Enzo Di Salvatore, Ricercatore di Diritto Costituzionale (forse uno dei pochi esempi di carriera meritocratica esistenti in Italia)...in 300 e più tra studenti, Docenti e intervenuti esterni. Ho portato la mia voce, la nostra voce in ateneo.
Le Amministrative mi fanno vivere una avventura entusiasmante con Amici Veri, lo schieramento:
- Lea Del Greco, Candidato Presidente Circoscrizione Castellamare;
- Emanuele Mancinelli (io), Candidato Consigliere Circoscrizione Castellamare;
- Massimiliano Di Pillo, Candidato Consigliere Provinciale (Collegio Pescara Centro-Marina Nord);
- Marco Fonzo, Candidato Consigliere Circoscrizionale Colli;
- Fausto Di Nisio, Candidato Consiglio Comunale di Pescara;
Berlusconi è all'apice di visibilità, sfruttando mediaticamente la tragedia del terremoto aquilano ed il Centro-Destra vince elezioni in ogni dove in Abruzzo. Lea perde (ma con grande onore) e comunque è Consigliera in Circoscrizione, Marco viene eletto ai Colli, Fausto al Comune con 237 voti è Consigliere Capo Gruppo IDV...io e Massimiliano non c'è la facciamo ma comunque conquistiamo un gran bel consenso in roccaforti di Destra anche in tempo di vacche grasse per noi: 147 voti alla Circoscrizione io e primo dei non-eletti e più di 800 lui (12,3%) nel collegio più di Destra d'Abruzzo oltre che della Provincia di Pescara.
Una campagna elettorale fatta con le pezze al culo...ma insieme con passione ed amore!
Un grazie particolare va al nostro "grande elettore Vittorio"!
L'8 Ottobre all'Università di Pescara con Antonio Mancini (Rappresentante Studenti Architettura) si organizza il convegno "Cittadinanza attiva e libera informazione" con Salvatore Borsellino e Claudio Messora...un turbinio di emozioni e 300 persone intervenute presso l'aula Federico Caffè!
Il 2 Novembre la contestazione per la presenza di Gasparri al Premio Borsellino con le Agende Rosse ed in precedenza il 26 Settembre a Roma la manifestazione nazionale delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino!
Il 5 Dicembre a Roma io ed Antonio Mancini ci portiamo una ventina di amici per il No-B-Day, dove il viola la fà da padrone.
Tutte le mie esperienze, tutte le mie capacità ho deciso di metterle a disposizione del Dipartimento Politiche Giovanili IDV, per questo ho deciso di firmare la mozione di Rudi Russo a Coordinatore Nazionale Giovani IDV, Rudi è come me, Rudi è uno di noi, è uno che ci crede e porta avanti le sue idee e la sua politica in modo sobrio e leale, è un "eversivo dei valori", non è un predestinato da logiche verticistiche che non c'appartengono!
IO VOTO RUDI RUSSO COORDINATORE NAZIONALE GIOVANI IDV!!!
era il giugno 2007, dopo circa tre mesi di militanza virtuale sul forum del GIV, dove discutevo e dibattevo con Gennaro, Alessandro, Tommaso, Gianna e company, ho deciso di aderire all'Italia dei Valori.
L'8 Settembre 2007, contribuisco ad organizzare il V-Day con gli amici di Beppe Grillo.
Il 14, 15 e 16 Settembre ho partecipato alla "Scuola di Formazione Politica di Acquasparta", con la splendida regia di Leoluca Orlando e la partecipazione di tutti i dirigenti nazionali del GIV ed i Parlamentari (quasi tutti) di IDV.
Un incontro dove il libero dibattito su tanti e tanti temi d'interesse generale ha coinvolto tutti i presenti. Ricordo il "contrasto costruttivo" che si è venuto a creare, dopo il mio question time, tra me e gli Onorevoli Palomba e Orlando, dove supportato dagli altri ragazzi facevo venir fuori con coraggio l'identità LAICA dei giovani iscritti al Partito di Di Pietro.
Dibattere su tematiche importanti con "teste pensanti" come Leoluca Orlando (sull'Etica), Carlo Costantini (sulle Istituzioni e le Riforme), Antonio Di Pietro (sulla politica del nostro Partito), l'On. Evangelisti (sulla politica estera) è stata una gran bella soddisfazione perchè sentivo poterlo fare (nel GIV) liberamente.
Da quell'incontro inizio la mia avventura come Coordinatore Provinciale di Pescara del GIV che terminerà a distanza di un anno esatto, a Settembre 2008.
Un anno dove ho cercato di portare la "microitaliadeivalori" in tutti gli ambienti possibli ed immaginabili; eletto Rappresentante degli Studenti al CUS dell'Università degli Studi di Teramo, sono stato candidato al Comune come riempilista ed ho lavorato nei due mesi di campagna elettorale per l'On. Carlo Costantini, ho formato un gruppo, abbiamo posto in essere iniziative come la raccolta firme PRO-DE MAGISTRIS, la festa danzante di fine campagna elettorale, la partecipazione organizzativa per il V-DAY2 con gli Amici di Beppe Grillo, la visione di documentari in sede, la creazione di Espresione Libre, un giornalino universitario che ora è divenuto Associazione Culturale e che vede quattro copie pubblicate nel 2008, di cui ricordo quella in occasione delle Regionali di Dicembre 2008 dove abbiam cercato di aiutare in modo giovane e negli ambienti universitari, il candidato Presidente Carlo Costantini.
Insomma, se i giovani non si avvicinano al Partito, mi son detto, lo porto io il Partito a loro!
Giugno 2008, primo successo da Rappresentante degli studenti: manuntenzione del manto erboso al campo di calcio a 5...un anno di pressioni svolte dal sottoscritto, per un risultato che sembra mediocre, vi posso assicurare che per il nostro bistrattato e definanziato CUS non lo è!
A Luglio Bellaria 2008, 1°Forum Giovani IDV, splendida Kermesse, partecipo al gruppo Istruzione-Lavoro-Meritocrazia, intervengo sulle politiche universitarie e stringo nuove amicizie fondate sulla stima con tanti ragazzi di tante regioni, l'Abruzzo partecipa numeroso, con ragazzi di tutte e quattro le provincie, con la folta delegazione Pescarese (circa 20 giovani su 40) da me guidata.
Dopo gli splendidi risultati ottenuti, Antonio Imperi, Coordinatore Regionale del (non più GIV) Dipartimento Politiche Giovanili IDV mi chiede di affiancarlo come suo Vice.
Lavoro come menbro dello Staff Organizzativo per "Carlo Costantini Presidente Regione Abruzzo" insieme a tanti altri giovani: Lorenzo De Filippis, Lea Del Greco, Francesca Paolucci, Enrica Taresco ed Emilia Paolini. Luca Aceto ed Antonio Imperi, vigili controllori della rete.
Come dimenticare l'arricchimento professionale avuto dalla collaborazione in più occasioni con Luca Eleuteri della Casaleggio o con Claudio Messora (alias Byoblu).
Ma anche i ragazzi venuti a darci una mano da Roma e i "saggi dal cuore giovane": Ida Caporizzi, Enrico Busiello, Enzo D'Andreamatteo e Pino Cicchini. Quest'ultimo farò della Segreteria Regionale IDV.
Siamo sconfitti ma non importa. Abbiamo, come IDV, come Carlo Costantini, risalito il burrone dove il Partito Democratico aveva fatto precipitare il Centro-Sinistra Abruzzese, il 43% contro il 48% del Centro-Destra...abbiamo costretto il super favorito a vincere con la maggioranza relativa, l'IDV è al 15%, per noi è comunque una vittoria!
Il 2009, un anno particolare, tante soddisfazioni e tante delusioni, che si susseguono con alternanza vertiginosa. Mai un festeggiamento pieno e duraturo, mai una delusione senza risvolti positivi.
2 Maggio 2009, Provincia di Pescara, con Luca Pantaleo organizzo un convegno per ricordare ed esaltare la nostra Carta Costituzionale: 40 attenti cittadini hanno ascoltato il Prof. Goussot (per alcuni foggiani Gussotti), il Dott. Di Salvatore e l'On. Carlo Costantini con la splendida moderazione dell'Avv. Antonello Salce.
8 Maggio 2009, Università di Teramo: "La Costituzione della Maggioranza", con Marco Travaglio e Carlo Vulpio e lo straordinario aiuto del Dott. Enzo Di Salvatore, Ricercatore di Diritto Costituzionale (forse uno dei pochi esempi di carriera meritocratica esistenti in Italia)...in 300 e più tra studenti, Docenti e intervenuti esterni. Ho portato la mia voce, la nostra voce in ateneo.
Le Amministrative mi fanno vivere una avventura entusiasmante con Amici Veri, lo schieramento:
- Lea Del Greco, Candidato Presidente Circoscrizione Castellamare;
- Emanuele Mancinelli (io), Candidato Consigliere Circoscrizione Castellamare;
- Massimiliano Di Pillo, Candidato Consigliere Provinciale (Collegio Pescara Centro-Marina Nord);
- Marco Fonzo, Candidato Consigliere Circoscrizionale Colli;
- Fausto Di Nisio, Candidato Consiglio Comunale di Pescara;
Berlusconi è all'apice di visibilità, sfruttando mediaticamente la tragedia del terremoto aquilano ed il Centro-Destra vince elezioni in ogni dove in Abruzzo. Lea perde (ma con grande onore) e comunque è Consigliera in Circoscrizione, Marco viene eletto ai Colli, Fausto al Comune con 237 voti è Consigliere Capo Gruppo IDV...io e Massimiliano non c'è la facciamo ma comunque conquistiamo un gran bel consenso in roccaforti di Destra anche in tempo di vacche grasse per noi: 147 voti alla Circoscrizione io e primo dei non-eletti e più di 800 lui (12,3%) nel collegio più di Destra d'Abruzzo oltre che della Provincia di Pescara.
Una campagna elettorale fatta con le pezze al culo...ma insieme con passione ed amore!
Un grazie particolare va al nostro "grande elettore Vittorio"!
L'8 Ottobre all'Università di Pescara con Antonio Mancini (Rappresentante Studenti Architettura) si organizza il convegno "Cittadinanza attiva e libera informazione" con Salvatore Borsellino e Claudio Messora...un turbinio di emozioni e 300 persone intervenute presso l'aula Federico Caffè!
Il 2 Novembre la contestazione per la presenza di Gasparri al Premio Borsellino con le Agende Rosse ed in precedenza il 26 Settembre a Roma la manifestazione nazionale delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino!
Il 5 Dicembre a Roma io ed Antonio Mancini ci portiamo una ventina di amici per il No-B-Day, dove il viola la fà da padrone.
Tutte le mie esperienze, tutte le mie capacità ho deciso di metterle a disposizione del Dipartimento Politiche Giovanili IDV, per questo ho deciso di firmare la mozione di Rudi Russo a Coordinatore Nazionale Giovani IDV, Rudi è come me, Rudi è uno di noi, è uno che ci crede e porta avanti le sue idee e la sua politica in modo sobrio e leale, è un "eversivo dei valori", non è un predestinato da logiche verticistiche che non c'appartengono!
IO VOTO RUDI RUSSO COORDINATORE NAZIONALE GIOVANI IDV!!!
martedì 13 ottobre 2009
Dal blog dell'On. Borghesi
sabato 3 ottobre 2009
BORSELLINO&BYOBLU - 8 OTTOBRE - UNIVERSITA' DI PESCARA
PESCARA - L'Associazione Espressione Libre, indice per giovedi 8 ottobre alle ore 15.00, una conferenza stampa, presso il Comune di Pescara per tracciare le linee d'azione per l'anno 2009/2010 e per ufficializzarne la sua costituzione.
Il principio cardine si evince da un comma dello Statuto: "considera la politica uno strumento da usare con responsabilità e moralità e pone al centro della propria azione politica l’essere umano, i suoi diritti inviolabili proclamati nella DICHIARAZIONE UNIVERSALE dei DIRITTI dell’UOMO".
Interverranno in conferenza stampa: Massimiliano Di Pillo (Presidente), Emanuele Mancinelli (Direttore Editoriale), Fausto Di Nisio (Consigliere Comunale), Lea Del Greco (Consigliere Circoscrizionale), Salvatore Borsellino (http://www.19luglio1992.com/), Claudio Messora (www.byoblu.com).
Alle ore 16.15 ci sposteremo all'Università "D'Annunzio" in Viale Pindaro per partecipare al convegno: "BORSELLINO&BYOBLU: Libertà d'espressione e cittadinanza attiva". Collegamento in streaming su www.byoblu.com e su www.carlocostantini.it.
Antonio Mancini (Vice Presidente), in quanto Consigliere della Facoltà di Architettura introdurrà l'evento.
Partiremo subito con una importante attività culturale, in ossequio ad un altro nostro principio statutario: "Vuole promuovere un nuovo sistema di valori che si regga attorno a principi: etici, filosofici, morali e culturali; capaci di ridare centralità all’essere umano superando l’attuale percezione della realtà su cui si basa la società capitalistica."
Il principio cardine si evince da un comma dello Statuto: "considera la politica uno strumento da usare con responsabilità e moralità e pone al centro della propria azione politica l’essere umano, i suoi diritti inviolabili proclamati nella DICHIARAZIONE UNIVERSALE dei DIRITTI dell’UOMO".
Interverranno in conferenza stampa: Massimiliano Di Pillo (Presidente), Emanuele Mancinelli (Direttore Editoriale), Fausto Di Nisio (Consigliere Comunale), Lea Del Greco (Consigliere Circoscrizionale), Salvatore Borsellino (http://www.19luglio1992.com/), Claudio Messora (www.byoblu.com).
Alle ore 16.15 ci sposteremo all'Università "D'Annunzio" in Viale Pindaro per partecipare al convegno: "BORSELLINO&BYOBLU: Libertà d'espressione e cittadinanza attiva". Collegamento in streaming su www.byoblu.com e su www.carlocostantini.it.
Antonio Mancini (Vice Presidente), in quanto Consigliere della Facoltà di Architettura introdurrà l'evento.
Partiremo subito con una importante attività culturale, in ossequio ad un altro nostro principio statutario: "Vuole promuovere un nuovo sistema di valori che si regga attorno a principi: etici, filosofici, morali e culturali; capaci di ridare centralità all’essere umano superando l’attuale percezione della realtà su cui si basa la società capitalistica."
giovedì 1 ottobre 2009
Presidente, lascio la toga anche per colpa sua...
DA ANTIMAFIA2000...CLICCANDO SUL TITOLO POTRETE ACCEDERE ALL'ARTICOLO ORIGINALE!
di Luigi De Magistris* - 1° ottobre 2009
Al Sig. Presidente della Repubblica - Piazza del Quirinale ROMA
Signor Presidente, scrivo questa lettera a Lei soprattutto nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
E’ una lettera che non avrei mai voluto scrivere. E’ uno scritto che evidenzia quanto sia grave e serio lo stato di salute della democrazia nella nostra amata Italia.
E’ una lettera con la quale Le comunico, formalmente, le mie dimissioni dall’Ordine Giudiziario.
Lei non può nemmeno lontanamente immaginare quanto dolorosa sia per me tale decisione.
Sebbene l’Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro – come recita l’art. 1 della Costituzione – non sono molti quelli che possono fare il lavoro che hanno sognato; tanti il lavoro non lo hanno, molti sono precari, altri hanno dovuto piegare la schiena al potente di turno per ottenere un posto per vivere, altri vengono licenziati come scarti sociali, tanti altri ancora sono cassintegrati. Ebbene, io ho avuto la fortuna di fare il magistrato, il mestiere che avevo sognato fin dal momento in cui mi iscrissi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Federico II” di Napoli, luogo storico della cultura giuridica. La magistratura ce l’ho nel mio sangue, provengo da quattro generazioni di magistrati. Ho respirato l’aria di questo nobile e difficile mestiere sin da bambino. Uno dei giorni più belli della mia vita è stato quando ho superato il concorso per diventare uditore giudiziario. Una gioia immensa che mai avrei potuto immaginare destinata a un epilogo così buio. E’ cominciata con passione, idealità, entusiasmo, ma anche con umiltà ed equilibrio, la missione della mia vita professionale, come in modo spregiativo la definì il rappresentante della Procura Generale della Cassazione durante quel simulacro di processo disciplinare che fu imbastito nei miei confronti davanti al Csm. Per me, esercitare le funzioni giudiziarie in ossequio alla Costituzione Repubblicana significava tentare di dare una risposta concreta alla richiesta di giustizia che sale dai cittadini in nome dei quali la Giustizia viene amministrata. Quei cittadini che – contrariamente a quanto reputa la casta politica e dei poteri forti – sono tutti uguali davanti alla legge. Del resto Lei, signor Presidente, che è il custode della Costituzione, ben conosce tali inviolabili principi costituzionali e mi perdoni, pertanto, se li ricordo a me stesso.
I modelli ai quali mi sono ispirato sin dall’ingresso in magistratura – oltre a mio padre, il cui esempio è scolpito per sempre nel mio cuore e nella mia mente – sono stati magistrati quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ed è nella loro memoria che ho deciso di sventolare anch’io l’agenda rossa di Borsellino, portata in piazza con immensa dignità dal fratello Salvatore. Ho sempre pensato che chi ha il privilegio di poter fare quello che sogna nella vita debba dare il massimo per il bene pubblico e l’interesse collettivo, anche a costo della vita. Per questo decisi di assumere le funzioni di Pubblico Ministero in una sede di trincea, di prima linea nel contrasto al crimine organizzato: la Calabria. Una terra da cui, in genere, i magistrati forestieri scappano dopo aver svolto il periodo previsto dalla legge e dove invece avevo deciso (ingenuamente) di restare.
Ho dedicato a questo lavoro gli anni migliori della mia vita, dai 25 ai 40, lavorando mai meno di dodici ore al giorno, spesso anche di notte, di domenica, le ferie un lusso al quale dover spesso rinunciare. Sacrifici enormi, personali e familiari, ma nessun rimpianto: rifarei tutto, con le stesse energie e il medesimo entusiasmo.
In questi anni difficili, ma entusiasmanti, in quanto numerosi sono stati i risultati raggiunti, ho avuto al mio fianco diversi colleghi magistrati, significativi settori della polizia giudiziaria, un gruppo di validi collaboratori. Ho cercato sempre di fare un lavoro di squadra, di operare in pool. Parallelamente al consolidarsi dell’azione investigativa svolta, però, si rafforzavano le attività di ostacolo che puntavano al mio isolamento, alla de-legittimazione del mio lavoro, alle più disparate strumentalizzazioni. Intimidazioni, pressioni, minacce, ostacoli, interferenze. Attività che, talvolta, provenivano dall’esterno delle Istituzioni, ma il più delle volte dall’interno: dalla politica, dai poteri forti, dalla stessa magistratura. Signor Presidente, a Lei non sfuggirà, quale Presidente del CSM, che l’indipendenza della magistratura può essere minata non solo dall’esterno dell’ordine giudiziario, ma anche dall’interno: ostacoli nel lavoro quotidiano da parte di dirigenti e colleghi , revoche e avocazioni illegali, tecniche per impedire un celere ed efficace svolgimento delle inchieste.
Ho condotto indagini nei settori più disparati, ma solo quando mi occupavo di reati contro la Pubblica amministrazione diventavo un cattivo magistrato.
Posso dire con orgoglio che il mio lavoro a Catanzaro procedeva in modo assolutamente proficuo in tutte le direzioni, come impone il precetto costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, corollario del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La polizia giudiziaria lavorava con sacrifici enormi, perché percepiva che risultati straordinari venivano raggiunti. Le persone informate dei fatti testimoniavano e offrivano il loro contributo. Lo Stato c’era ed era visibile, in un territorio martoriato dal malaffare. Le inchieste venivano portate avanti tutte, senza insabbiamenti di quelle contro i poteri forti (come invece troppe volte accade). Questo modo di lavorare, il popolo calabrese – piaccia o non piaccia al sistema castale – lo ha capito, mostrandoci sostegno e solidarietà. Non è poco, signor Presidente, in una Regione in cui opera una delle organizzazioni mafiose più potenti del mondo. E che lo Stato stesse funzionando lo ha compreso bene anche la criminalità organizzata. Tant’è vero che si sono subito affinate nuove tecniche di neutralizzazione dei servitori dello Stato che si ostinano ad applicare la Costituzione Repubblicana.
Non so se Ella, Signor Presidente, condivide la mia analisi. Ma a me pare che - dopo la stagione delle stragi di mafia culminate nel 1992 con gli attentati di Capaci e di via D’Amelio e dopo la strategia della tensione delle bombe a grappolo in punti nevralgici del Paese nel 1993 - le mafie hanno preso a istituzionalizzarsi. Hanno deciso di penetrare diffusamente nella cosa pubblica,nell’economia, nella finanza. Sono divenute il cancro della nostra democrazia. Controllano una parte significativa del prodotto interno lordo del nostro paese, hanno loro rappresentanti nella politica e nelle Istituzioni a tutti i livelli, nazionali e territoriali. Nemmeno la magistratura e le forze dell’ordine sono rimaste impermeabili. Si è creata un’autentica emergenza democratica, da sconfiggere in Italia e in Europa.
Gli ostacoli più micidiali all’attività dei servitori dello Stato sono i mafiosi di Stato: quelli che indossano abiti istituzionali, ma piegano le loro funzioni a interessi personali, di gruppi, di comitati d’affari, di centri di potere occulto. Non mi dilungo oltre, perché credo che al Presidente della Repubblica tutto questo dovrebbe essere noto.
Ebbene oggi, Signor Presidente, non è più necessario uccidere i servitori dello Stato: si creerebbero nuovi martiri; magari, ai funerali di Stato, il popolo prenderebbe di nuovo a calci e sputi i simulacri del regime; l’Europa ci metterebbe sotto tutela. Non vale la pena rischiare, anzi non serve. Si può raggiungere lo stesso risultato con modalità diverse: al posto della violenza fisica si utilizza quella morale, la violenza della carta da bollo, l’uso illegale del diritto o il diritto illegittimo, le campagne diffamatorie della propaganda di regime, si scelga la formula che più piace.
Che ci vuole del resto, signor Presidente, per trasferire un magistrato perbene, un poliziotto troppo curioso, un carabiniere zelante, un finanziere scrupoloso, un prete coraggioso, un funzionario che non piega la schiena, o per imbavagliare un giornalista che racconta i fatti? E’ tutto molto semplice, quasi banale. Ordinaria amministrazione.
Per allontanare i servitori dello Stato e del bene pubblico, bisogna prima isolarli, delegittimarli, diffamarli, calunniarli. A questo servono i politici collusi, la stampa di regime al servizio dei poteri forti, i magistrati proni al potere, gli apparati deviati dello Stato.
La solitudine è una caratteristica del magistrato, l’isolamento è un pericolo. Ebbene, in Calabria, mentre le persone rispondevano positivamente all’azione di servitori dello Stato vincendo timori di ritorsioni, spezzando omertà e connivenze, pezzi significativi delle Istituzioni contrastavano le attività di magistrati e forze dell’ordine con ogni mezzo.
Quello che si è realizzato negli anni in Calabria sul piano investigativo è rimasto ignoto, in quanto la cappa esercitata anche dalla forza delle massonerie deviate impediva di farlo conoscere all’esterno. Il resto del Paese non doveva sapere. Si praticava la scomparsa dei fatti. Quando però le vicende sono cominciate a uscire dal territorio calabrese, l’azione di sabotaggio si è fatta ancor più violenta e repentina. Invece dello sbarco degli Alleati, c’è stato quello della borghesia mafiosa che soffoca la vita civile calabrese. L’azione dello Stato produceva risultati in termini di indagini, restituiva fiducia nelle Istituzioni, svelava i legami tra mafia “militare” e colletti bianchi, smascherava il saccheggio di denaro pubblico perpetrate da politici collusi, (im)prenditori criminali e pezzi deviati delle Istituzioni a danno della stragrande maggioranza della popolazione, scoperchiava un mercato del lavoro piegato a interessi illeciti, squadernava il controllo del voto e, quindi, l’inquinamento e la confisca della democrazia.
Sono cose che non si possono far conoscere, signor Presidente. Altrimenti poi il popolo prende coscienza, capisce come si fanno affari sulla pelle dei più deboli, dissente e magari innesca quella democrazia partecipativa che spaventa il sistema di potere che opprime la nostra democrazia. Una presa di coscienza e conoscenza poteva scatenare una sana e pacifica ribellione sociale.
Lei, signor Presidente, dovrebbe conoscere – sempre quale Presidente del CSM - le attività messe in atto ai miei danni. Mi auguro che abbia assunto le dovute informazioni su quello che accadeva in Calabria per fermare il lavoro che stavo svolgendo in ossequio alla legge e alla Costituzione. Avrà potuto così notare che è stata messa in atto un’attività di indebito esercizio di funzioni istituzionali al solo fine di bloccare indagini che avrebbero potuto ricostruire fatti gravissimi commessi in Calabria (e non solo) da politici di destra, di sinistra e di centro, da imprenditori, magistrati, professionisti, esponenti dei servizi segreti e delle forze dell’ordine. Tutto ciò non era tollerabile in un Paese ad alta densità mafiosa istituzionale. Come poteva un pugno di servitori dello Stato pensare di esercitare il proprio mandato onestamente applicando la Costituzione? Signor Presidente, Lei - come altri esponenti delle Istituzioni - è venuto in Calabria, ha esortato i cittadini a ribellarsi al crimine organizzato e ad avere fiducia nelle Istituzioni. Perché, allora, non è stato vicino ai servitori dello Stato che si sono imbattuti nel cancro della nostra democrazia, cioè nelle più terribili collusioni tra criminalità organizzata e poteri deviati? Non ho mai colto alcun segnale da parte Sua in questa direzione, anzi. Eppure avevo sperato in un Suo intervento, anche pubblico: ero ancora nella fase della mia ingenuità istituzionale. Mi illudevo nella neutralità, anzi nell’imparzialità dei pubblici poteri. Poi ho visto in volto, pagando il prezzo più amaro, l’ingiustizia senza fine.
Sono stato ostacolato, mi sono state sottratte le indagini, mi hanno trasferito, mi hanno punito solo perché ho fatto il mio dovere, come poi ha sancito l’Autorità Giudiziaria competente. Ma intanto l’obiettivo era stato raggiunto, anche se una parte del Paese aveva e ha capito quel che è accaduto, ha compreso la posta in gioco e me l’ha testimoniato con un affetto che Lei non può nemmeno immaginare. Un affetto che costituisce per me un’inesauribile risorsa aurea.
Ho denunciato fatti gravissimi all’Autorità giudiziaria competente, la Procura della Repubblica di Salerno: me lo imponeva la legge e prima ancora la mia coscienza. Magistrati onesti e coraggiosi hanno avuto il solo torto di accertare la verità, ma questa ancora una volta era sgradita al potere. E allora anche loro dovevano pagare, in modo ancora più duro e ingiusto: la lezione impartita al sottoscritto non era stata sufficiente. La logica di regime del “colpirne uno per educarne cento” usata nei miei confronti non bastava ancora a scalfire quella parte della magistratura che è l’orgoglio del nostro Paese. Ci voleva un altro segnale forte, proveniente dalle massime Istituzioni, magistratura compresa: la ragion di Stato (ma quale Stato, signor Presidente?) non può tollerare che magistrati liberi, autonomi e indipendenti possano ricostruire fatti gravissimi che mettono in pericolo il sistema criminale di potere su cui si regge, in parte, il nostro Paese.
Quando la Procura della Repubblica di Salerno – un pool di magistrati, non uno “antropologicamente diverso”, come nel mio caso – ha adottato nei confronti di insigni personaggi calabresi provvedimenti non graditi a quei poteri che avevano agito per distruggermi, ecco che il circuito mediatico-istituzionale, ai più alti livelli, ha fatto filtrare il messaggio perverso che era in atto una “lite fra Procure”, una guerra per bande. Una menzogna di regime: nessuna guerra vi è stata, fra magistrati di Salerno e Catanzaro. C’era invece semplicemente, come capirebbe anche mio figlio di 5 anni, una Procura che indagava, ai sensi dell’art. 11 del Codice di procedura penale, su magistrati di un altro distretto. E questi, per ostacolare le indagini, hanno a loro volta indagato i colleghi che indagavano su di loro, e me quale loro istigatore. Un mostro giuridico. Un’aberrazione di un sistema che si difende dalla ricerca della verità, tentando di nascondersi dietro lo schermo di una legalità solo apparente.
Questa menzogna è servita a buttare fuori dalle indagini (e dalla funzioni di Pm) tre magistrati di Salerno, uno dei quali lasciato addirittura senza lavoro. Il messaggio doveva essere chiaro e inequivocabile: non deve accadere più, basta, capito?!
Signor Presidente, io credo che Lei in questa vicenda abbia sbagliato. Lo affermo con enorme rispetto per l’Istituzione che Lei rappresenta, ma con altrettanta sincerità e determinazione. Ricordo bene il Suo intervento – devo dire, senza precedenti – dopo che furono eseguite le perquisizioni da parte dei magistrati di Salerno. Rimasi amareggiato, ma non meravigliato.
Signor Presidente, questo sistema malato mi ha di fatto strappato di dosso la toga che avevo indossato con amore profondo. E il fatto che non mi sia stato più consentito di esercitare il mestiere stupendo di Pubblico ministero mi ha spinto ad accettare un’avventura politica straordinaria. Un’azione inaccettabile come quella che ho subìto può strapparmi le amate funzioni, può spegnere il sogno professionale della mia vita, può allontanarmi dal mio lavoro, ma non può piegare la mia dignità, nè ledere la mia schiena dritta, nè scalfire il mio entusiasmo, nè corrodere la mia passione e la volontà di fare qualcosa di utile per il mio Paese.
Nell’animo, nel cuore e nella mente, sarò sempre magistrato.
Nella Politica, quella con la P maiuscola, porterò gli stessi ideali con cui ho fatto il magistrato, accompagnato dalla medesima sete di giustizia, i miei ideali e valori di sempre (dai tempi della scuola) saranno il faro del nuovo percorso che ho intrapreso. Darò il mio contributo affinchè i diritti e la giustizia possano affermarsi sempre di più e chi soffre possa utilizzarmi come strumento per far sentire la sua voce.
E’ per questo che, con grande serenità, mi dimetto dall’Ordine giudiziario, dal lavoro più bello che avrei potuto fare, nella consapevolezza che non mi sarebbe più consentito esercitarlo dopo il mandato politico. Lo faccio con un ulteriore impegno: quello di fare in modo che ciò che è successo a me non accada mai più a nessuno e che tanti giovani indossino la toga non con la mentalità burocratica e conformista magistralmente descritta da Piero Calamandrei nel secolo scorso, come vorrebbe il sistema di potere consolidato, ma con la Costituzione della Repubblica nel cuore e nella mente.
*(Europarlamentare IDV)
di Luigi De Magistris* - 1° ottobre 2009
Al Sig. Presidente della Repubblica - Piazza del Quirinale ROMA
Signor Presidente, scrivo questa lettera a Lei soprattutto nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
E’ una lettera che non avrei mai voluto scrivere. E’ uno scritto che evidenzia quanto sia grave e serio lo stato di salute della democrazia nella nostra amata Italia.
E’ una lettera con la quale Le comunico, formalmente, le mie dimissioni dall’Ordine Giudiziario.
Lei non può nemmeno lontanamente immaginare quanto dolorosa sia per me tale decisione.
Sebbene l’Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro – come recita l’art. 1 della Costituzione – non sono molti quelli che possono fare il lavoro che hanno sognato; tanti il lavoro non lo hanno, molti sono precari, altri hanno dovuto piegare la schiena al potente di turno per ottenere un posto per vivere, altri vengono licenziati come scarti sociali, tanti altri ancora sono cassintegrati. Ebbene, io ho avuto la fortuna di fare il magistrato, il mestiere che avevo sognato fin dal momento in cui mi iscrissi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Federico II” di Napoli, luogo storico della cultura giuridica. La magistratura ce l’ho nel mio sangue, provengo da quattro generazioni di magistrati. Ho respirato l’aria di questo nobile e difficile mestiere sin da bambino. Uno dei giorni più belli della mia vita è stato quando ho superato il concorso per diventare uditore giudiziario. Una gioia immensa che mai avrei potuto immaginare destinata a un epilogo così buio. E’ cominciata con passione, idealità, entusiasmo, ma anche con umiltà ed equilibrio, la missione della mia vita professionale, come in modo spregiativo la definì il rappresentante della Procura Generale della Cassazione durante quel simulacro di processo disciplinare che fu imbastito nei miei confronti davanti al Csm. Per me, esercitare le funzioni giudiziarie in ossequio alla Costituzione Repubblicana significava tentare di dare una risposta concreta alla richiesta di giustizia che sale dai cittadini in nome dei quali la Giustizia viene amministrata. Quei cittadini che – contrariamente a quanto reputa la casta politica e dei poteri forti – sono tutti uguali davanti alla legge. Del resto Lei, signor Presidente, che è il custode della Costituzione, ben conosce tali inviolabili principi costituzionali e mi perdoni, pertanto, se li ricordo a me stesso.
I modelli ai quali mi sono ispirato sin dall’ingresso in magistratura – oltre a mio padre, il cui esempio è scolpito per sempre nel mio cuore e nella mia mente – sono stati magistrati quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ed è nella loro memoria che ho deciso di sventolare anch’io l’agenda rossa di Borsellino, portata in piazza con immensa dignità dal fratello Salvatore. Ho sempre pensato che chi ha il privilegio di poter fare quello che sogna nella vita debba dare il massimo per il bene pubblico e l’interesse collettivo, anche a costo della vita. Per questo decisi di assumere le funzioni di Pubblico Ministero in una sede di trincea, di prima linea nel contrasto al crimine organizzato: la Calabria. Una terra da cui, in genere, i magistrati forestieri scappano dopo aver svolto il periodo previsto dalla legge e dove invece avevo deciso (ingenuamente) di restare.
Ho dedicato a questo lavoro gli anni migliori della mia vita, dai 25 ai 40, lavorando mai meno di dodici ore al giorno, spesso anche di notte, di domenica, le ferie un lusso al quale dover spesso rinunciare. Sacrifici enormi, personali e familiari, ma nessun rimpianto: rifarei tutto, con le stesse energie e il medesimo entusiasmo.
In questi anni difficili, ma entusiasmanti, in quanto numerosi sono stati i risultati raggiunti, ho avuto al mio fianco diversi colleghi magistrati, significativi settori della polizia giudiziaria, un gruppo di validi collaboratori. Ho cercato sempre di fare un lavoro di squadra, di operare in pool. Parallelamente al consolidarsi dell’azione investigativa svolta, però, si rafforzavano le attività di ostacolo che puntavano al mio isolamento, alla de-legittimazione del mio lavoro, alle più disparate strumentalizzazioni. Intimidazioni, pressioni, minacce, ostacoli, interferenze. Attività che, talvolta, provenivano dall’esterno delle Istituzioni, ma il più delle volte dall’interno: dalla politica, dai poteri forti, dalla stessa magistratura. Signor Presidente, a Lei non sfuggirà, quale Presidente del CSM, che l’indipendenza della magistratura può essere minata non solo dall’esterno dell’ordine giudiziario, ma anche dall’interno: ostacoli nel lavoro quotidiano da parte di dirigenti e colleghi , revoche e avocazioni illegali, tecniche per impedire un celere ed efficace svolgimento delle inchieste.
Ho condotto indagini nei settori più disparati, ma solo quando mi occupavo di reati contro la Pubblica amministrazione diventavo un cattivo magistrato.
Posso dire con orgoglio che il mio lavoro a Catanzaro procedeva in modo assolutamente proficuo in tutte le direzioni, come impone il precetto costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, corollario del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La polizia giudiziaria lavorava con sacrifici enormi, perché percepiva che risultati straordinari venivano raggiunti. Le persone informate dei fatti testimoniavano e offrivano il loro contributo. Lo Stato c’era ed era visibile, in un territorio martoriato dal malaffare. Le inchieste venivano portate avanti tutte, senza insabbiamenti di quelle contro i poteri forti (come invece troppe volte accade). Questo modo di lavorare, il popolo calabrese – piaccia o non piaccia al sistema castale – lo ha capito, mostrandoci sostegno e solidarietà. Non è poco, signor Presidente, in una Regione in cui opera una delle organizzazioni mafiose più potenti del mondo. E che lo Stato stesse funzionando lo ha compreso bene anche la criminalità organizzata. Tant’è vero che si sono subito affinate nuove tecniche di neutralizzazione dei servitori dello Stato che si ostinano ad applicare la Costituzione Repubblicana.
Non so se Ella, Signor Presidente, condivide la mia analisi. Ma a me pare che - dopo la stagione delle stragi di mafia culminate nel 1992 con gli attentati di Capaci e di via D’Amelio e dopo la strategia della tensione delle bombe a grappolo in punti nevralgici del Paese nel 1993 - le mafie hanno preso a istituzionalizzarsi. Hanno deciso di penetrare diffusamente nella cosa pubblica,nell’economia, nella finanza. Sono divenute il cancro della nostra democrazia. Controllano una parte significativa del prodotto interno lordo del nostro paese, hanno loro rappresentanti nella politica e nelle Istituzioni a tutti i livelli, nazionali e territoriali. Nemmeno la magistratura e le forze dell’ordine sono rimaste impermeabili. Si è creata un’autentica emergenza democratica, da sconfiggere in Italia e in Europa.
Gli ostacoli più micidiali all’attività dei servitori dello Stato sono i mafiosi di Stato: quelli che indossano abiti istituzionali, ma piegano le loro funzioni a interessi personali, di gruppi, di comitati d’affari, di centri di potere occulto. Non mi dilungo oltre, perché credo che al Presidente della Repubblica tutto questo dovrebbe essere noto.
Ebbene oggi, Signor Presidente, non è più necessario uccidere i servitori dello Stato: si creerebbero nuovi martiri; magari, ai funerali di Stato, il popolo prenderebbe di nuovo a calci e sputi i simulacri del regime; l’Europa ci metterebbe sotto tutela. Non vale la pena rischiare, anzi non serve. Si può raggiungere lo stesso risultato con modalità diverse: al posto della violenza fisica si utilizza quella morale, la violenza della carta da bollo, l’uso illegale del diritto o il diritto illegittimo, le campagne diffamatorie della propaganda di regime, si scelga la formula che più piace.
Che ci vuole del resto, signor Presidente, per trasferire un magistrato perbene, un poliziotto troppo curioso, un carabiniere zelante, un finanziere scrupoloso, un prete coraggioso, un funzionario che non piega la schiena, o per imbavagliare un giornalista che racconta i fatti? E’ tutto molto semplice, quasi banale. Ordinaria amministrazione.
Per allontanare i servitori dello Stato e del bene pubblico, bisogna prima isolarli, delegittimarli, diffamarli, calunniarli. A questo servono i politici collusi, la stampa di regime al servizio dei poteri forti, i magistrati proni al potere, gli apparati deviati dello Stato.
La solitudine è una caratteristica del magistrato, l’isolamento è un pericolo. Ebbene, in Calabria, mentre le persone rispondevano positivamente all’azione di servitori dello Stato vincendo timori di ritorsioni, spezzando omertà e connivenze, pezzi significativi delle Istituzioni contrastavano le attività di magistrati e forze dell’ordine con ogni mezzo.
Quello che si è realizzato negli anni in Calabria sul piano investigativo è rimasto ignoto, in quanto la cappa esercitata anche dalla forza delle massonerie deviate impediva di farlo conoscere all’esterno. Il resto del Paese non doveva sapere. Si praticava la scomparsa dei fatti. Quando però le vicende sono cominciate a uscire dal territorio calabrese, l’azione di sabotaggio si è fatta ancor più violenta e repentina. Invece dello sbarco degli Alleati, c’è stato quello della borghesia mafiosa che soffoca la vita civile calabrese. L’azione dello Stato produceva risultati in termini di indagini, restituiva fiducia nelle Istituzioni, svelava i legami tra mafia “militare” e colletti bianchi, smascherava il saccheggio di denaro pubblico perpetrate da politici collusi, (im)prenditori criminali e pezzi deviati delle Istituzioni a danno della stragrande maggioranza della popolazione, scoperchiava un mercato del lavoro piegato a interessi illeciti, squadernava il controllo del voto e, quindi, l’inquinamento e la confisca della democrazia.
Sono cose che non si possono far conoscere, signor Presidente. Altrimenti poi il popolo prende coscienza, capisce come si fanno affari sulla pelle dei più deboli, dissente e magari innesca quella democrazia partecipativa che spaventa il sistema di potere che opprime la nostra democrazia. Una presa di coscienza e conoscenza poteva scatenare una sana e pacifica ribellione sociale.
Lei, signor Presidente, dovrebbe conoscere – sempre quale Presidente del CSM - le attività messe in atto ai miei danni. Mi auguro che abbia assunto le dovute informazioni su quello che accadeva in Calabria per fermare il lavoro che stavo svolgendo in ossequio alla legge e alla Costituzione. Avrà potuto così notare che è stata messa in atto un’attività di indebito esercizio di funzioni istituzionali al solo fine di bloccare indagini che avrebbero potuto ricostruire fatti gravissimi commessi in Calabria (e non solo) da politici di destra, di sinistra e di centro, da imprenditori, magistrati, professionisti, esponenti dei servizi segreti e delle forze dell’ordine. Tutto ciò non era tollerabile in un Paese ad alta densità mafiosa istituzionale. Come poteva un pugno di servitori dello Stato pensare di esercitare il proprio mandato onestamente applicando la Costituzione? Signor Presidente, Lei - come altri esponenti delle Istituzioni - è venuto in Calabria, ha esortato i cittadini a ribellarsi al crimine organizzato e ad avere fiducia nelle Istituzioni. Perché, allora, non è stato vicino ai servitori dello Stato che si sono imbattuti nel cancro della nostra democrazia, cioè nelle più terribili collusioni tra criminalità organizzata e poteri deviati? Non ho mai colto alcun segnale da parte Sua in questa direzione, anzi. Eppure avevo sperato in un Suo intervento, anche pubblico: ero ancora nella fase della mia ingenuità istituzionale. Mi illudevo nella neutralità, anzi nell’imparzialità dei pubblici poteri. Poi ho visto in volto, pagando il prezzo più amaro, l’ingiustizia senza fine.
Sono stato ostacolato, mi sono state sottratte le indagini, mi hanno trasferito, mi hanno punito solo perché ho fatto il mio dovere, come poi ha sancito l’Autorità Giudiziaria competente. Ma intanto l’obiettivo era stato raggiunto, anche se una parte del Paese aveva e ha capito quel che è accaduto, ha compreso la posta in gioco e me l’ha testimoniato con un affetto che Lei non può nemmeno immaginare. Un affetto che costituisce per me un’inesauribile risorsa aurea.
Ho denunciato fatti gravissimi all’Autorità giudiziaria competente, la Procura della Repubblica di Salerno: me lo imponeva la legge e prima ancora la mia coscienza. Magistrati onesti e coraggiosi hanno avuto il solo torto di accertare la verità, ma questa ancora una volta era sgradita al potere. E allora anche loro dovevano pagare, in modo ancora più duro e ingiusto: la lezione impartita al sottoscritto non era stata sufficiente. La logica di regime del “colpirne uno per educarne cento” usata nei miei confronti non bastava ancora a scalfire quella parte della magistratura che è l’orgoglio del nostro Paese. Ci voleva un altro segnale forte, proveniente dalle massime Istituzioni, magistratura compresa: la ragion di Stato (ma quale Stato, signor Presidente?) non può tollerare che magistrati liberi, autonomi e indipendenti possano ricostruire fatti gravissimi che mettono in pericolo il sistema criminale di potere su cui si regge, in parte, il nostro Paese.
Quando la Procura della Repubblica di Salerno – un pool di magistrati, non uno “antropologicamente diverso”, come nel mio caso – ha adottato nei confronti di insigni personaggi calabresi provvedimenti non graditi a quei poteri che avevano agito per distruggermi, ecco che il circuito mediatico-istituzionale, ai più alti livelli, ha fatto filtrare il messaggio perverso che era in atto una “lite fra Procure”, una guerra per bande. Una menzogna di regime: nessuna guerra vi è stata, fra magistrati di Salerno e Catanzaro. C’era invece semplicemente, come capirebbe anche mio figlio di 5 anni, una Procura che indagava, ai sensi dell’art. 11 del Codice di procedura penale, su magistrati di un altro distretto. E questi, per ostacolare le indagini, hanno a loro volta indagato i colleghi che indagavano su di loro, e me quale loro istigatore. Un mostro giuridico. Un’aberrazione di un sistema che si difende dalla ricerca della verità, tentando di nascondersi dietro lo schermo di una legalità solo apparente.
Questa menzogna è servita a buttare fuori dalle indagini (e dalla funzioni di Pm) tre magistrati di Salerno, uno dei quali lasciato addirittura senza lavoro. Il messaggio doveva essere chiaro e inequivocabile: non deve accadere più, basta, capito?!
Signor Presidente, io credo che Lei in questa vicenda abbia sbagliato. Lo affermo con enorme rispetto per l’Istituzione che Lei rappresenta, ma con altrettanta sincerità e determinazione. Ricordo bene il Suo intervento – devo dire, senza precedenti – dopo che furono eseguite le perquisizioni da parte dei magistrati di Salerno. Rimasi amareggiato, ma non meravigliato.
Signor Presidente, questo sistema malato mi ha di fatto strappato di dosso la toga che avevo indossato con amore profondo. E il fatto che non mi sia stato più consentito di esercitare il mestiere stupendo di Pubblico ministero mi ha spinto ad accettare un’avventura politica straordinaria. Un’azione inaccettabile come quella che ho subìto può strapparmi le amate funzioni, può spegnere il sogno professionale della mia vita, può allontanarmi dal mio lavoro, ma non può piegare la mia dignità, nè ledere la mia schiena dritta, nè scalfire il mio entusiasmo, nè corrodere la mia passione e la volontà di fare qualcosa di utile per il mio Paese.
Nell’animo, nel cuore e nella mente, sarò sempre magistrato.
Nella Politica, quella con la P maiuscola, porterò gli stessi ideali con cui ho fatto il magistrato, accompagnato dalla medesima sete di giustizia, i miei ideali e valori di sempre (dai tempi della scuola) saranno il faro del nuovo percorso che ho intrapreso. Darò il mio contributo affinchè i diritti e la giustizia possano affermarsi sempre di più e chi soffre possa utilizzarmi come strumento per far sentire la sua voce.
E’ per questo che, con grande serenità, mi dimetto dall’Ordine giudiziario, dal lavoro più bello che avrei potuto fare, nella consapevolezza che non mi sarebbe più consentito esercitarlo dopo il mandato politico. Lo faccio con un ulteriore impegno: quello di fare in modo che ciò che è successo a me non accada mai più a nessuno e che tanti giovani indossino la toga non con la mentalità burocratica e conformista magistralmente descritta da Piero Calamandrei nel secolo scorso, come vorrebbe il sistema di potere consolidato, ma con la Costituzione della Repubblica nel cuore e nella mente.
*(Europarlamentare IDV)
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